Licenzia il portavoce da 55mila euro perché "è un lusso".
Ma la società “Futura srl” costa molto di più
Eh no, il portavoce «è un lusso che non possiamo più permetterci». Dopo 24 ore di imbarazzo e fughe dai cronisti, il segretario della Cgil Maurizio Landini tenta di uscire dall’angolo.
Il caso del licenziamento ex Jobs Act dello storico portavoce del sindacato, Massimo Gibelli, gli è scoppiato tra le mani, e il capo cigiellino prova a giustificarlo. Ma la toppa non è molto migliore del buco. «La questione è molto semplice – assicura – la Cgil ha proceduto a una riorganizzazione interna e accanto a me non vedete un portavoce, figura che non esiste più perché è un lusso che non possiamo permetterci: viviamo del contributo degli iscritti e dobbiamo avere attenzione a come spendiamo i soldi». Insomma: il licenziamento in tronco di Gibelli, dopo 40 anni di servizio e alle soglie della pensione, è stato un sacrificio personale fatto da Landini per far risparmiare gli iscritti.
Del resto il capo Cgil, che dichiara orgoglioso: «Io ragiono ancora in lire», ha rivelato che lui risparmia pure sul caffè: non lo prende al bar, perché «mi rifiuto di pagarlo 3000 lire». Peccato che le cose non stiano esattamente così: lo stipendio di Gibelli gravava sulla Cgil per appena 55mila euro lordi annui. La «riorganizzazione» della comunicazione, appaltata da Landini un paio d’anni fa alla srl Futura (di cui Cgil nazionale è socia di minoranza al 48,8% ma di cui garantisce le esposizioni), si è rivelata invece piuttosto costosa.
Nel bilancio ufficiale Cgil 2021, alla voce «oneri per il comparto comunicazione», la cifra è di 2.846mila euro. Nel 2022, si registrano 2.710mila euro, di cui 2.141mila per Futura srl. Nel corso del 2022, si legge, «sono stati effettuati versamenti in conto capitale per euro 2.002.800 per permettere a Futura srl la prosecuzione del proprio consolidamento. In data 23 gennaio 2023 Futura srl ha comunicato che a seguito della perdita di bilancio 2021 ha utilizzato euro 1.089.201 dai versamenti in conto capitale che la società ha ricevuto dalla Confederazione».
Non solo la Confederazione, ma anche le singole categorie e le segreterie locali contribuiscono generosamente al finanziamento della comunicazione, visto che a Futura srl è stata affidata la gestione dell’intero «ecosistema multimediale» del sindacato: il portale di informazione Collettiva (9mila contatti al giorno, non moltissimi), la radio Articolo 21, i podcast, le edizioni Ediesse, il sito Cgil, i social etc. Un massiccio investimento voluto da Landini, che sulla propria visibilità mediatica punta come è noto moltissimo, con criteri che la minoranza della Cgil definisce «più da marketing privatistico che da propaganda sindacale».
Denuncia la loro portavoce Eliana Como: «Abbiamo un problema di gestione della comunicazione, a partire dall’incarico di riorganizzazione conferito a una società privata, su cui aspetto ancora spiegazioni dal segretario. Spero che prima o poi trovi il tempo, visto che dice di poter fare a meno del portavoce perchè è abituato a rispondere in prima persona».
Ma Landini, quando si tratta di protagonismo politico personale, non bada a spese. Anche se le iniziative hanno poco o nulla a che fare con i compiti del sindacato: basti pensare che nel 2022 la Cgil ha speso 500mila euro circa (in lire, così capisce anche lui, sarebbero 1 miliardo tondo) per finanziare tre manifestazioni per la «pace» e reclamare – si immagina con gran soddisfazione dell’invasore russo – di sospendere immediatamente il sostegno alla lotta di liberazione dell’Ucraina invasa.