Luci e ombre del Supporto per la formazione e lavoro (lavoce.info)

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È positivo che il Supporto per la formazione e 
il lavoro si rivolga al singolo individuo. 

Mentre la piattaforma Siil rende interoperabili i dati di tutte le politiche attive. Più problematico costruire percorsi di formazione adeguati al contesto economico.

Le novità positive

Il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) è un’indennità mensile di 350 euro riconosciuta a soggetti di età compresa tra 18 e 59 anni che sono “occupabili” e si trovano in condizioni di povertà assoluta. Rispetto alla “Fase 2” del Reddito di cittadinanza, ovvero quella relativa alle politiche attive, sono diversi gli aspetti positivi del Sfl.

Innanzitutto, si passa da uno strumento che aveva al centro del suo intervento il “nucleo familiare” a uno che invece riguarda esclusivamente il “singolo individuo”: è la modalità corretta quando si realizzano politiche attive del lavoro. Un secondo fattore condivisibile è che il supporto è una sorta di rimborso, l’indennità economica è prevista esclusivamente nel caso il beneficiario svolga attività di politica attiva del lavoro.

In precedenza, con il Rdc, bastava la semplice presa in carico che spesso non era accompagnata da altre misure, mentre con il Sfl le attività effettivamente svolte dovranno essere rendicontate dall’operatore (agenzie per il lavoro o ente formativo) che ha preso in carico il soggetto e solo a quel punto l’Inps procederà alla liquidazione.

Un ultimo aspetto, altrettanto positivo, riguarda la piattaforma Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa) realizzata da Inps. La delega del ministero del Lavoro all’istituto di previdenza semplifica l’annoso tema dell’interoperabilità dei dati, in quanto l’Inps è detentrice di quasi tutte le fonti amministrative più rilevanti per le politiche attive del lavoro e pertanto sarà in grado di disporre di una piattaforma molto utile alla gestione della misura.

Tuttavia, proprio la piattaforma Siisl è stata presentata dal governo come un motore di ricerca del lavoro on line più che un gestionale delle politiche attive. Si rischia di generare confusione e false aspettative. D’altronde il tema delle piattaforme di incontro tra domanda e offerta di lavoro non è certo nuovo in Italia: in passato Borsa lavoro, Click-lavoro e Italy works sono stati tutti tentativi di realizzare jobsites pubblici e hanno miseramente fallito.

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Ammettendo che Siisl diventi un efficiente motore di ricerca del lavoro on line, il valore aggiunto di una piattaforma pubblica rispetto ad altri portali, come Linkedin o Indeed, è quello di agevolare gratuitamente l’incontro tra disoccupati e micro-imprese, le quali effettivamente non utilizzano le grandi piattaforme per reclutare personale, ma prediligono i canali informali (spesso per negoziare un contratto di lavoro più o meno regolare, cosa che non potrebbe avvenire se l’annuncio fosse pubblicano on line).

Un programma difficile da realizzare

Il vero problema è che realizzare una politica attiva dedicata alle micro-imprese è un’attività complessa che prevede scouting aziendale, selezione dei candidati e accompagnamento al lavoro. Attività che l’attore privato all’interno della misura Sfl non è in grado di realizzare. Il costo in termini di tempo e risorse impiegate è ben più elevato rispetto al rimborso previsto dall’attore pubblico, anche nell’eventualità di una generosa premialità, che per target come gli ex-percettori di Rdc è molto difficile da realizzare.

In Francia, dove esiste una piattaforma del genere, è accompagnata da un numero molto elevato di dipendenti pubblici (almeno cinquemila), che gestiscono e permettono di erogare servizi di selezione e intermediazioni a tutte le imprese francesi.

A ciò si aggiunge che proporre alle micro-imprese esclusivamente soggetti svantaggiati rischia di creare un danno reputazionale all’agenzia per il lavoro operante nel mercato dell’intermediazione, né si può escludere che i fabbisogni occupazionali raccolti possano non corrispondere ai profili dei soggetti iscritti alla Sfl.

Il mismatch di competenze potrebbe non essere il solo problema. In passato le politiche attive hanno contribuito ad alimentare un “circolo vizioso” tra lavori a bassa qualifica ed entrata/uscita dalle misure di supporto alla ricollocazione, come ad esempio è avvenuto e avviene con la figura del magazziniere, dove l’intermediazione e le premialità nella ricollocazione (più orientata alla quantità che alla qualità) agevolano un meccanismo perverso di turn over della forza lavoro nel settore della logistica.

La formazione

Arriviamo forse al tema più complesso che riguarda il Sfl, ovvero la parte relativa alla formazione. Certamente rispetto al passato si svilupperanno percorsi più aderenti alle necessità professionali del contesto economico. Tuttavia, rimane poco chiaro su quali basi le oltre 50 mila offerte formative presenti nella piattaforma Siisl rispecchino le necessità imprenditoriali.

Al termine del percorso quanti discenti saranno collocati nel mercato del lavoro? Sono stati realizzati e firmati protocolli d’intesa con le associazioni datoriali che si impegnano ad assumere iscritti al Sfl, soprattutto se la formazione è avvenuta nel Mezzogiorno?

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È chiaro che rispondere a queste domande è molto difficile; tuttavia, all’orizzonte c’è l’evidente rischio che il beneficiario del Sfl accetti qualsiasi offerta gli venga proposta pur di ottenere il sussidio e questo comporta una fortissima discrezionalità dell’operatore privato che eroga l’attività formativa.

Certo, la netta maggioranza degli operatori, mossi eticamente dalla propria responsabilità sociale, agiranno nell’interesse dei propri discenti, ma altri – seppur pochi – potrebbero opportunisticamente cercare di riempire il più possibile le “classi” per erogare il maggior numero di corsi a prescindere delle competenze e motivazioni delle persone prese in carico, le quali si troveranno, a distanza di un anno, con un attestato di frequenza e nessun lavoro.

In conclusione, quando la piattaforma Siisl sarà a regime, è importante che il ministero del Lavoro vigili le vacancy pubblicate nella piattaforma, perché come si è visto con l’esperienza del programma Garanzia giovani il rischio di annunci che mascherano contratti irregolari o palesi discriminazioni è molto elevato.

Inoltre, seppur in presenza di comportamenti opportunistici, se l’obiettivo della formazione è quello di garantire agli ex-percettori di Reddito di cittadinanza una qualifica o il possesso di determinate competenze, sarebbe opportuno coinvolgere i centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) e sviluppare con loro una deontologia della didattica e dell’insegnamento per adulti specifico per questo target, perché sono soggetti che generalmente hanno difficoltà di attenzione, di comprensione di un testo scritto e spesso hanno anche elevate percentuali di abbandono del percorso formativo.

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