Le folli affermazioni della Schlein sul salario minimo: ecco perché non reggono

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Secondo la segretaria del Pd la paga oraria 
minima è la soluzione per risolvere le difficoltà 
del mercato del lavoro. 

La proposta dei Dem è una semplice bandiera politica priva di riflessioni e analisi economiche

Elly Schlein è convinta che il salario minimo sia la soluzione a tutti i mali. In un mercato del lavoro in continua evoluzione e con delle necessità specifiche la paga oraria minima non è la panacea, al contrario rischia di peggiorare le condizioni dei lavoratori. Ecco perché.

La posizione di Schlein

La numero uno del Partito Democratico ha affermato alla Festa dell’Unità di Torino: “Atterrando all’aeroporto, sono venuti da me due lavoratori della sicurezza dicendomi di andare avanti nella battaglia per il salario minimo, perché guadagnano 5,16 euro l’ora e per campare devono fare tre lavori. Quello non è lavoro, è sfruttamento”.

Una premessa è necessaria, non sappiamo che tipologia di contratto abbiano queste persone ma in ogni caso la contrattazione collettiva nazionale ha delle regole specifiche che variano in base all’anzianità e alla tipologia di servizio svolto. Inoltre il lavoratore ha la possibilità di richiedere la contrattazione di secondo livello, la quale consente di incrementare il salario e le condizioni lavorative.

Per i liberi professionisti il discorso è completamente diverso. In ogni caso le proposte del Partito Democratico in merito al salario minimo non considerano le conseguenze deleterie che questa misura potrebbe avere sul mercato del lavoro italiano e di conseguenza nei confronti dei lavoratori dipendenti.

La diversità regionale

Una delle motivazioni del no riguarda la diversità regionale. L’Italia è caratterizzata da notevoli differenze territoriali in termini di costo della vita. Quello che è considerato un salario dignitoso a Milano potrebbe non esserlo in Calabria. L’implementazione di una paga minima nazionale potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza di piccole imprese in determinate regioni.

Inoltre le aziende italiane, soprattutto le piccole e medie imprese, temono che l’adozione di un salario minimo possa aumentare i costi del lavoro e quindi compromettere la loro competitività sui mercati nazionali ed esteri. Questo potrebbe portare a perdite di posti di lavoro e alla chiusura di alcune realtà.

Inflazione

L’implementazione di un salario minimo nazionale potrebbe innescare un aumento dell’inflazione, poiché le imprese potrebbero incrementare i prezzi per compensare la crescita dei costi del lavoro. Questo potrebbe colpire negativamente i consumatori a basso reddito e ci si ritroverebbe al punto di partenza con un minore potere d’acquisto.

Settori a bassi margini di profitto

Per alcuni settori, come l’agricoltura o il turismo stagionale, che operano con margini di profitto molto ridotti ci sarebbero delle difficoltà specifiche. L’obbligo di pagare un salario minimo in queste realtà potrebbe mettere in difficoltà le imprese, costringendole a licenziare lavoratori o a ridurre le ore di lavoro. Inoltre le imprese potrebbero essere riluttanti ad assumere lavoratori senza esperienza se devono pagare loro il salario minimo, rendendo difficile l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Sicuramente la sfida consiste nel trovare un equilibrio tra queste esigenze contrastanti, promuovendo al contempo un ambiente economico sano e un’attenzione particolare al lavoratore considerando anche aspetti cruciali che Schlein e il Pd ignorano facendo della loro proposta una bandiera politica priva di riflessioni e analisi economiche.

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