LETTERE AL DIRETTORE
Caro Direttore
nella sua risposta al lettore sull’Ucraina di qualche giorno fa, lei dice: «Per fare la pace bisogna essere in due». Questo è vero per mille cose ma trattandosi di una guerra ben pilotata credo che per fare la pace o trovare il giusto o ingiusto accordo c’è solo un modo, che gli Usa lascino da parte le loro strategie rivoluzionarie e antidemocratiche prima che l’escalation porti a sviluppi oggi impensabili ma sempre più attendibili.
Adolfo Somarolini
Bassano del Grappa
Caro lettore,
forse per miei evidenti limiti culturali, faccio fatica a capire quali siano le strategie rivoluzionarie (addirittura!) e antidemocratiche messe in atto dagli Stati Uniti.
Ma poco importa. Mi pare di capire che il suo illuminante suggerimento per arrivare rapidamente alla fine del conflitto russo-ucraino sia questo: gli Usa si facciano da parte, lascino l’Europa al suo destino e rinuncino a sostenere il governo ucraino impegnato a difendersi dall’invasione russa. Già, come non averci pensato prima.
È così semplice: senza il supporto militare e finanziario americano, Kiev non sarebbe in grado di reggere a lungo l’urto delle pur malconce forze armate putiniane, nè di mettere in atto alcuna controffesiva. Quindi basta che alla Casa Bianca chiudano i cordoni della borsa e i rapporti con Zelensky e il gioco è fatto: in men che non si dica si arriverà all’auspicato cessate il fuoco. Non ci sono dubbi: se accadesse ciò che lei auspica, le cose andrebbe esattamente così. Peccato che quella che lei e qualcun altro definirebbe “pace”, in realtà sarebbe una cosa del tutto diversa.
Anzi il suo esatto e tragico opposto. Sarebbe la fine della nazione ucraina e del suo popolo e segnerebbe il trionfo dei disegni imperialisti del Cremlino, che da una soluzione di questo tipo troverebbero certamente motivi (e forza politica) per espandersi verso altri Paesi confinanti, con conseguenze inimmaginabili (o forse assai ben immaginabili) per l’Europa. Che è esattamente ciò che vorrebbero i molti putiniani, dichiarati o mascherati, che popolano il nostro Paese. Fans dello zar, ma ancor di più anti-americani sempre e comunque, pronti a sposare la causa di chiunque si opponga agli “odiati” Stati Uniti.
A costoro naturalmente sfugge che esiste tuttora una grande differenza tra vivere in una democrazia e vivere in un’autocrazia. E che per quanto inadeguata e pervasa ancora da tante ingiustizie, in quella parte del mondo di cui gli Stati Uniti fanno parte e di cui rappresentano un punto di riferimento, parole e concetti come libertà e democrazia hanno un loro profondo e concreto valore.
Non sono considerate delle fastidiose, inutili e ingombranti suggestioni occidentali.