di NADIA FERRIGO
La replica del responsabile di Energia Popolare:
«Nasce da un impegno preso nel 2018 con le forze dell’ordine, non è proibizionismo»
Pene più severe per i consumatori di cannabis, anche nei casi di “lieve entità”. Non è un’idea del governo Meloni, proibizionista nelle parole e nei fatti, ma del deputato del Partito Democratico Andrea De Maria, appena nominato responsabile della corrente di Energia Popolare che fa capo a Stefano Bonaccini.
La sua proposta è di intervenire sul comma 5 dell’articolo 73 del “Testo unico sugli stupefacenti”, che riguarda i fatti «di lieve entità, che tenga conto della qualità e quantità delle sostanze». Il deputato De Maria chiede un inasprimento delle pene, che verrebbero portate «da due a sei anni», anziché «da sei mesi a quattro anni».
Una posizione certo non inedita per i dem, che mai si sono stretti in un fronte compatto per sostenere depenalizzazione, regolamentazione o legalizzazione, ma in netto contrasto con la linea tenuta dalla segretaria Elly Schlein.
«Dopo 60 anni di proibizionismo la regolamentazione legale della cannabis è, come dimostrano dati ed evidenze scientifiche, l’unico strumento efficace di controllo sociale della sostanza: toglie la sostanza più usata dal mercato criminale e il 40% degli introiti alle narcomafie, protegge i più giovani, previene i comportamenti rischiosi grazie ad informazioni chiare, recupera risorse per l’educazione e per la repressione dei reati a più alto allarme sociale» scriveva Schlein nella sua mozione congressuale a supporto della candidatura a segretaria.
Dopo la notizia, il Pd tenta una almeno parziale retromarcia. «Quella di De Maria è una proposta legittima, ma non è la posizione di Bonaccini» ha ribattuto Davide Baruffi, sottosegretario in Emilia Romagna e responsabile Enti locali Pd. «La proposta non è proibizionista – ha replicato lo stesso Di Maria – È stata presentata questa estate, come la scorsa legislatura, per contenere il fenomeno del piccolo spaccio e nasce da un impegno preso nel 2018 rispetto a un esperienza sul campo, dopo un confronto con le forze dell’ordine».
«Ricordiamo che il Pd aveva nel suo programma elettorale aveva sia la coltivazione domestica di 4 piante di cannabis che la revisione delle pene per i fatti di lieve entità al fine di combattere il sovraffollamento carcerario, con questo programma De Maria si è candidato ed è stato eletto – commenta Antonella Soldo, coordinatrice dei Meglio Legale -. Già oggi le carceri esplodono di detenuti per droghe: pesci piccoli, micro spacciatori, addirittura consumatori. Qui servono proposte coraggiose, serve legalizzare. O almeno decriminalizzare la coltivazione personale per provare a togliere al monopolio delle mafie quel 40% di introiti per traffico di stupefacenti che ricava dalla cannabis».
«La proposta del parlamentare De Maria è in totale opposizione rispetto a quello che sarebbe necessario fare: legalizzare la cannabis e depenalizzare l’uso di tutte le sostanze stupefacenti – commentano Federica Valcauda e Luca Marola, Radicali Italiani -. De Maria inoltre ignota le condizioni di sovraffollamento delle nostre carceri, con il 30% dei detenuti punito per la detenzione di sostanze, soprattutto di cannabis: un reato senza vittima, ma punito con l’incarcerazione».