Quando Giorgia Meloni accusava Napolitano di tradimento: «Tramava con Parigi contro i nostri interessi nazionali» (open.online)

La premier lo accusava di aver fatto cadere 
Berlusconi nel 2011 con il supporto di Bruxelles 
e della Francia

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è unita ieri alle condoglianze per la morte del presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Lo ha fatto con una nota in cui ha espresso «cordoglio, a nome del governo italiano». E dedicano «un pensiero e le condoglianze alla famiglia». La Stampa spiega oggi che la freddezza della nota non è casuale. Perché Meloni negli anni ha spesso espresso disistima nei confronti di Napolitano. Nel 2019 lo definì «vile incompetente e traditore».

Si parlava della guerra di Libia (2011): «O si è piegato alle pressioni della Francia o tramava con Parigi contro i nostri interessi nazionali». Anche nel 2016 Meloni non era stata tenera, anche se Napolitano aveva appena lasciato il Quirinale: «Il suo lavoro non ha fatto bene all’Italia. Penso che siano sua responsabilità la rimozione dell’ultimo governo eletto dai cittadini (quello di Berlusconi nel 2008, ndr).

Il popolo bue e i governi non scelti da nessuno

E ancora: «Così come la nascita di tre governi non scelti da nessuno. A Napolitano piace un’Italia in cui i cittadini contano poco. Fa parte di un mondo e di un’intellighenzia che in Europa ritiene che il popolo sia bue. E che è un bene che ci sia un’oligarchia a governare». In quegli anni la destra intera lo accusò di cospirazioni.

Al centro c’era la caduta dell’ultimo governo Berlusconi, dopo le inchieste sul Bunga Bunga e, soprattutto, la lettera della Banca Centrale Europea in cui Francoforte chiedeva all’Italia di varare riforme sui conti per fermare la crisi dello spread. Anche il leader di Forza Italia considerava Napolitano come l’autore di un golpe realizzato con la complicità di Bruxelles.

Con quel commento, spiega Ilario Lombardo, Meloni può vantare «coerenza» fino all’ultimo. In Fratelli d’Italia invece il presidente del Senato Ignazio La Russa ha salutato Napolitano come uno straordinario testimone della sua epoca. Il capogruppo alla Camera Tommaso Foti ha parlato di un «protagonista assoluto della vita pubblica che ha servito le istituzioni».

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