Dal’avvento della pandemia di COVID-19 il
mondo fa i conti con un’anomalia pervasiva, e
in molti hanno fatto fatica e
faticano tuttora ad adattarsi.
Forse la ragione di questo choc sta nella poca abitudine del mondo occidentale, e in particolare dell’Europa, a cambiamenti così radicali e improvvisi, visto che l’ultimo evento traumatico è stato la seconda guerra mondiale, che ci è arrivata solo dai racconti dei nostri nonni e dai libri di storia. In questo momento, però, dovremmo ricordarci che non siamo i primi o gli unici nella ad aver vissuto un momento di crisi, e può quindi essere utile confrontarci con l’esperienza e il pensiero di chi ha chi ha vissuto cambiamenti ancora più gravi, augurandoci di imparare dal passato per gestire il futuro che ci aspetta.
A questo scopo è interessante rileggere oggi lo scrittore austriaco Stefan Zweig, che nacque a Vienna da una facoltosa famiglia borghese nel 1881 e morì suicida a Petrópolis, in Brasile, nel 1942, ospite di una villetta che gli era stata messa a disposizione dal suo editore del luogo.
Quello che intercorse tra queste due date, questi due luoghi e queste due condizioni, fu un concentrato di vita di cui fecero parte così tante glorie e tragedie che gli fece sospettare “di aver vissuta non una, ma molteplici esistenze totalmente staccate e diverse” … leggi tutto