di Sergio Romano
L’ago della bilancia
Da una notizia estiva che forse non tutti hanno notato abbiamo appreso che l’Ucraina desidera modificare il suo calendario e adottare, per la celebrazione del Natale, la data del 25 dicembre del calendario gregoriano.
La scelta non è religiosa. È politica ed è stata decisa per dire al mondo che l’Ucraina preferisce appartenere a un’altra famiglia cristiana: quella euro-atlantica, composta da cattolici e protestanti. Sarebbe come dire che gli ucraini guardano verso occidente anche in materia di religione.
Sappiamo che il governo ucraino vorrebbe spingersi molto oltre sino a divenire membro di altre istituzioni occidentali: l’Unione europea e un giorno, se gli fosse possibile, anche la Nato. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lo ha ribadito nei giorni scorsi a Granada dove ha incontrato i leader europei. Né l’una né l’altra appartenenza saranno facili fino a quando durerà la guerra con la Russia.
La resistenza russa
Mosca farà il possibile per tenere l’Ucraina fuori da istituzioni occidentali come Unione europea e Nato
La prospettiva non piace a Mosca che cercherà di evitarlo, se potrà, inserendolo in un futuro accordo di pace quando finalmente le armi saranno deposte. Fino a quel giorno la Russia userà la forza e farà perno sulla prossimità geografica, i vincoli storici, le affinità linguistiche, culturali e religiose per impedirlo. E guarderà con attesa piena di speranza la crescente war fatigue americana.
Ma sappiamo che anche gli Stati Uniti e l’Europa faranno altrettanto, usando le carte di cui dispongono: l’assistenza economica e militare, l’appoggio delle numerose comunità slave del continente americano, e la speranza per ora lontana, ma non impossibile, dell’appartenenza all’Ue, un gruppo di nazioni sovrane formalmente eguali dedicate allo sviluppo economico e alla risoluzione pacifica delle differenze.
Attratta o minacciata da ciascuna delle maggiori potenze del pianeta, l’Ucraina corre però il rischio di essere la causa di un allargamento del conflitto. Per evitarlo occorrerebbe una conferenza internazionale che ne proclamasse la neutralità facendone la Svizzera dell’Europa Orientale. Vi è un modello storico: la nascita del Belgio decisa al Congresso di Vienna.