Draghi: «Europa sia Unione vera, a partire da politica estera e difesa. Gli errori? Russia e Afghanistan» (corriere.it)

di Federico Fubini

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Sollevato da responsabilità ufficiali, libero di esprimersi semplicemente sulla base della sua esperienza e della sua comprensione del mondo, Mario Draghi parla in modo diverso. La sua abilità diplomatica cede il passo a un’efficacia di tipo diverso anche nel descrivere verità scomode per i governi e le istituzioni europee. Senz’altro questo è quanto è avvenuto mercoledì 8 novembre alla Global Boardroom Conference del «Financial Times».

L’ex presidente del Consiglio e della Banca centrale europea, intervistato da Martin Wolf, non ha risparmiato una disanima piuttosto spietata dello stato dell’Unione europea.

L’Unione «forte» (a partire da politica estera e difesa)

Ha detto Draghi: «O l’Europa agisce insieme e si trasforma in un’unione più approfondita, un’unione capace di esprimere una politica estera e una politica di difesa uniche, a parte le politiche economiche, oppure temo che l’Unione europea non sopravviverà se non come mercato unico». L’avvertimento, dall’uomo che ha salvato l’euro con il suo «Whatever it Takes» del 2012, non poteva essere più forte.

Le crisi geopolitiche e gli errori dell’Europa

L’evidente vulnerabilità dell’Unione europea nelle grandi crisi geopolitiche aperte alla sua frontiera nord-orientale (aggressione della Russia all’Ucraina) e sud-orientale (guerra fra Israele e Hamas) viene – secondo Draghi – da lontano. «La guerra in Ucraina – ha detto l’ex presidente del Consiglio – è stata preceduta da una lunga serie di arretramenti sui nostri valori fondamentali: l’ammissione della Russia al G8 nonostante il mancato riconoscimento della sovranità ucraina, la promessa mancata di un intervento in Siria nel caso il presidente Bashar al-Assad avesse usato il gas come arma, la Crimea, il ritiro dall’Afghanistan».

Ne ha concluso Draghi: «La lezione che se ne può trarre è che non dobbiamo mai scendere a compromessi sui nostri valori fondamentali».

Lo spettro della recessione

Anche sul piano della congiuntura economica e della situazione strutturale dell’economia europea, l’ex banchiere centrale ha cercato di esprimere la propria impressione senza filtri. «Sono quasi sicuro che entro la fine dell’anno in Europa avremo una recessione. È abbastanza chiaro che i primi due trimestri lo metteranno in evidenza», ha detto, con l’arrivo dei dati su questa parte finale dell’anno.

Ma non ci sono solo problemi congiunturali, secondo Draghi, magari aggravati dai postumi della crisi dell’energia e dalla guerra in Medio Oriente. Piuttosto, l’Europa sta perdendo strutturalmente terreno sugli Stati Uniti e non solo. «Abbiamo bisogno di una produttività molto più alta, anche per sostenere una società che invecchia – ha detto l’ex premier -. Possiamo riuscirci solo attraverso investimenti ad alto valore aggiunto e ad alto tasso di tecnologia».

Draghi fra gli altri ha citato il settore della difesa e l’opzione di forniture comuni di energia in Europa, in modo da abbattere i prezzi.

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