di Dario Di Vico
Occorre avere le idee chiare: in questa fase il pericolo è quello di legiferare a casaccio
Conosciamo ancora troppo poco delle trasformazioni che l’ampio ricorso allo smart working ha determinato a monte nel funzionamento delle organizzazioni e a valle nella professionalità dei lavoratori. Ci vorrà forse una ricerca ad hoc che, mescolando un campione di casi presi dalle imprese private, dalla pubblica amministrazione e dal terzo settore, ci restituisca un quadro più definito e meno influenzato dalle prime sensazioni.
Nell’attesa l’errore da evitare è quello di legiferare a casaccio, magari con il solo scopo di costruire un’identità finto-agile per il proprio partito e per rafforzare la presa su alcuni segmenti dell’elettorato.
È quanto però sta avvenendo nella giostra degli emendamenti al dl Rilancio: l’ultimo presentato da un folto gruppo di deputati Cinque Stelle, prima firmataria Vittoria Baldino, riformulato e approvato in sede di commissione Bilancio, rende di fatto obbligatorio per la pubblica amministrazione prevedere il 50% di smart working fino a dicembre 2020 e successivamente innalza la quota addirittura al 60% … leggi tutto