Le assurde critiche alla legge contro l’omotransfobia (ilriformista.it)

di Lea Melandri

Nell’analisi di uno dei più famosi casi 
clinici di Freud, “Il caso Dora”, c’è un 
passaggio interessante per quanto riguarda 
il rapporto tra sesso e genere, 

una questione che è tornata oggi di attualità a proposito della legge proposta dal deputato Pd Alessandro Zan per introdurre il reato di omotransfobia e misoginia. Dopo essere arrivato alla conclusione che il primo oggetto d’amore per entrambi i sessi è il corpo materno, Freud invita a valutare «la possibilità che un certo numero di esseri femminili rimanga fermo al primo vincolo materno e non compia mai la svolta richiesta in direzione dell’uomo».

Segue subito dopo la considerazione che, essendo l’eterosessualità «indispensabile al matrimonio in una società civile», l’unica via di uscita perché la femmina accetti il suo ruolo di moglie e madre è affidarsi al detto napoleonico «l’anatomia è il destino».

Dopo un secolo di analisi e pratiche femministe, l’idea che la vagina debba essere “alloggio del pene” e subentrare “da erede al ventre materno”, dovrebbe essere arrivata alla coscienza, intesa per quello che ha significato storicamente: obbligo procreativo e sessualità al servizio dell’uomo.

Identificate col corpo, un corpo a cui altri ha dato forme, nomi e ruoli, entrati forzatamente nella rappresentazione che hanno di se stesse e del mondo, è solo in tempi molto vicini a noi che le donne hanno potuto svincolarsi dalla “naturalizzazione” di attitudini, valori … leggi tutto

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