Si tratta di un signore di 64 anni che partendo da un capannone ha costruito un piccolo impero con 400 dipendenti. Il figlio: "Si è lasciato ingannare da un falso senso di sicurezza..."
Un ritratto che ricorda il ‘Pojana’ di Andrea Pennacchi: tutto lavoro, capannone e schei. E il resto viene dopo.
E’ un imprenditore 64enne di Sossano il vicentino, denunciato dal governatore Zaia, responsabile del nuovo focolaio di coronavirus in Veneto. E dopo i provvedimenti della Regione e il ricovero dell’uomo in Terapia intensiva, il figlio racconta che non riesce a capire come il padre possa essersi comportato così incautamente: tornato dalla Serbia con la febbre, ha continuato la stessa vita di sempre tra lavoro, cene, incontri, addirittura un funerale.
“Davvero non so come mio padre possa essersi comportato in questo modo – commenta il figlio parlando con la Repubblica -. Proprio lui che aveva adeguato tutte le sue aziende contro il rischio Covid…”. Un uomo sicuro di sé, che è partito da un capannone e ha costruito un impero, con 400 dipendenti tra Italia ed estero.
Che però si è lasciato ingannare da un falso senso di sicurezza, rifiutando poi di accettare la realtà diffondendo invece il contagio.
L’uomo, ricostruisce il quotidiano, a fine giugno ha organizzato, assieme a tre dipendenti, una trasferta nello stabilimento serbo, dove i quattro hanno incontrato un 70enne positivo al coronavirus (e morto sabato). Quindi una tappa a Medjugorje. E poi il rientro in Italia, il 25 giugno … leggi tutto