di Alessandro Galimberti
Le segnalazioni di operazioni sospette per riciclaggio sono tornate a crescere con un trend costante
– e questo è un bene o un male secondo i punti di vista (frutto di buone investigazioni o invece di un sistema economico degenerante?) – ma a preoccupare gli analisti dell’Uif di Banca d’Italia oggi più che mai è la pandemia. Fra la fine di febbraio e la prima metà di giugno 2020 l’Unità di informazione finanziaria ha ricevuto più di 350 segnalazioni di operazioni sospette direttamente collegate all’emergenza Covid. Lo ha reso noto il direttore della Uif, Claudio Clemente, presentando ieri, secondo tradizione, il rapporto annuale del 2019.
Se la curva pandemica del sospetto riciclaggio continua a crescere in modo costante, e tra l’altro lo sta facendo anche nei primi quattro mesi del 2020 ha sottolineato Clemente, il dato investigativo nuovo su cui si focalizzano le preoccupazioni dell’Unità è l’andamento carsico del contante in tempi di Covid-19.
Casi “significativi” sono emersi dagli scambi con altre unità estere antiriciclaggio e anti terrorismo, ha spiegato il direttore, secondo cui«l’analisi delle segnalazioni conferma l’emergere di anomalie nelle forniture sanitarie legate all’assenza di requisiti tecnici richiesti dalla normativa, all’incongruenza tra l’entità degli acquisti e la reputazione imprenditoriale dei fornitori, all’estraneità degli articoli venduti rispetto al settore produttivo di appartenenza».
Sono stati inoltre rilevati, in circa 250 segnalazioni, anomali movimenti di contante, spesso motivati ufficialmente da timori indotti dalle misure di contenimento e confinamento sociale che possono però nascondere, secondo la Uif, finalità illecite. In alcuni casi il “profilo soggettivo” (alias “nomea”) dei personaggi emersi e le modalità operative suggeriscono il possibile coinvolgimento della criminalità organizzata in operazioni di usura … leggi tutto