Plexiglass: dal Terzo Reich alle aule scolastiche (doppiozero.com)

di Marco Belpoliti

Se ancora non ci siamo impratichiti con il 
Plexiglass, tra poco lo dovremo fare, 

poiché sembra proprio che entreremo in contatto, se nel frattempo non è già avvenuto, con questo materiale plastico essenziale per garantire quel distanziamento sociale che ci difende dal Covid-19: fabbriche, negozi, bar, ristoranti, e presto anche le aule scolastiche. Il suo inventore è un chimico tedesco, che era anche farmacista, Otto Röhm. Nel 1901 creò un primo materiale cui diede nome di Acrylkautshuk partendo dalla sua dissertazione in cui discuteva il processo di polimerizzazione.

Röhm è uno di quei chimici che interessavano a Primo Levi, non solo per via del medesimo mestiere, ma perché uomo dai mille talenti, un inventore che ottenne i suoi primi successi dedicandosi alla conceria. Isolò infatti gli enzimi che servivano nel processo di mordenzatura nell’industria del cuoio, utilizzando escrementi animali, in particolare le feci di cane.

Un aspetto non così strano, se si pensa che ancora nel 1946, al ritorno dal Lager, lo stesso Levi insieme all’amico chimico Alberto Salomoni si dedica a realizzare un rossetto per un cliente nel loro laboratorio chimico utilizzando, racconta in Il sistema periodico, l’acido urico presente negli escrementi umani in bassa percentuale, mentre è al top negli escrementi dei rettili. Röhm era senza dubbio molto dotato anche commercialmente – fondò la Röhm & Haas – e con i suoi enzimi entrò in vari settori commerciali: detersivi, cosmetici, preparati farmaceutici per il trattamento delle ferite e per favorire la digestione, e poi anche prodotti da forno e succhi di frutta … leggi tutto

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