Il ritorno dal fronte degli ex detenuti graziati L’impennata di crimini ora spaventa Mosca (corriere.it)

di Fabrizio Dragosei

Sono decine di migliaia. La Duma: controllateli 
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Non è frequente che la Duma critichi quello che è stato deciso in alto e indichi ciò che invece bisognerebbe fare. Probabilmente per questo Nina Ostanina, presidente della Commissione per la famiglia, le donne e i minorenni, è stata particolarmente cauta: «Nessuno ha abolito il controllo su questi cittadini… non vedo nulla di grave nel fatto che gli organismi di pubblica sicurezza siano chiamati a verificare periodicamente questi ragazzi».

I «ragazzi» sono tanti, decine di migliaia di criminali tornati dalla «Operazione speciale» in Ucraina dopo aver ottenuto la grazia. E in molti villaggi e cittadine della Russia non si parla che di questi individui che si aggirano spavaldi atteggiandosi a eroi e terrorizzando la popolazione. Igor Safonov, che era in carcere per traffico di droga, ha combattuto sei mesi e poi è ricomparso nel villaggio di Derevyannoye in Karelia dove adesso è stato nuovamente arrestato con l’accusa di aver ucciso e mutilato sei persone in due case alle quali ha poi dato fuoco.

Sergej Rudenko, tirato fuori dal carcere dove scontava una condanna per omicidio, è stato arrestato dopo il suo arrivo a Rostov dove avrebbe strangolato una donna con la quale aveva avuto una discussione sull’affitto di casa. Un altro «ragazzo» ha stuprato due minorenni appena rimesso piede a Volgograd, la ex Stalingrado. Un assassino seriale, Oleg Grechko, in carcere per tre omicidi, è stato rimpatriato nella regione di Nizhnij Novgorod e ha subito dato fuoco alla sorella.

In un villaggio della regione di Kirov, gli abitanti sono terrorizzati: «È impossibile dormire la notte», ha detto ai giornali locali Galina Sapozhnikova. Ivan Rossomakhin, un altro assassino liberato per poter andare in Ucraina e sopravvissuto alla guerra, vagava per le strade con un’ascia e un coltello, gridando «ammazzo tutti!».

I numeri sono impressionanti, secondo i dati forniti dagli stessi reclutatori. Evgenij Prigozhin, l’ex capo della Wagner morto dopo una breve rivolta contro Putin, aveva detto di aver arruolato nella sua compagnia 49 mila carcerati. Secondo lui, avrebbero superato i sei mesi di combattimenti in 32 mila. Dopo la Wagner, anche l’Esercito ha iniziato a pescare nelle prigioni per rinfoltire le sue schiere. Altre migliaia di uomini inquadrati nei gruppi Storm-Z e usati quasi sempre come carne da cannone.

Mandati avanti anche semplicemente per attirare il fuoco nemico così che i comandanti potessero individuare i nascondigli delle truppe ucraine. Forse chi aveva avuto la brillante idea di ricorrere a questa manodopera a basso costo aveva pensato che ben pochi sarebbero sopravvissuti. Ma non è stato così e adesso, in patria, i «ragazzi» continuano a comportarsi come probabilmente facevano quando erano in mezzo alla popolazione nemica, almeno stando agli innumerevoli resoconti delle atrocità commesse dalle truppe d’occupazione.

La deputata Ostanina ricorda che all’inizio si era deciso di escludere i reclusi per i reati più gravi, ma è chiaro che poi le cose sono andate diversamente. Così adesso lei chiede che questi «eroi» vengano almeno sottoposti ai normali controlli previsti per chi è in libertà provvisoria. Visite settimanali o mensili in commissariato e non l’assoluta licenza di fare quello che vogliono.

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