A marzo, la Corte Penale Internazionale ha emesso
un mandato di arresto per il presidente russo
Vladimir Putin
e per la commissaria per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova, accusandoli di complicità nella deportazione illegale di bambini ucraini (un crimine di guerra). Secondo la stessa Lvova-Belova, dal febbraio 2022 sono stati trasportati in Russia 700 mila bambini ucraini. Di questi, 1500 sarebbero finiti in orfanotrofio.
Altri sarebbero stati sistemati in case-famiglia, o “adottati” da famiglie russe. In una nuova inchiesta, il sito indipendente iStories ha identificato diversi bambini ucraini detenuti negli orfanotrofi russi e ha scoperto come vengono “rieducati” ai “valori” della loro “nuova patria”. Il sito indipendente russo Meduza ha pubblicato una versione in inglese dell’inchiesta.
Una nuova patria
Valeria è sul palco di un orfanotrofio di Nizhny Novgorod, indossa un costume folcloristico tradizionale russo. Si sta esibendo per la celebrazione della Giornata dell’Unità Nazionale. “Siamo popolo e siamo uniti – insieme siamo invincibili!”, recita. Gli insegnanti lodano lei e gli altri bambini per la loro “buona conoscenza della storia della grande e della piccola patria”.
La patria di Valeria è l’Ucraina. Lei, i suoi fratelli e altri bambini orfani sono stati portati via dalla regione occupata del Donec’k dopo l’invasione su larga scala della Russia. I loro profili sono inclusi nel database federale russo degli orfani, dove i russi possono cercare bambini da dare in affidamento o adottare. iStories stima che fino all’estate del 2023 in questo database c’erano quasi 2500 bambini ucraini orfani e non accompagnati. A tutti loro, come a Valeria, viene insegnato ad amare la “nuova patria”.
Lo scorso febbraio, un anno dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, l’orfanotrofio di Naryshkino ha inaugurato solennemente una targa commemorativa in onore di uno dei suoi laureati: Ramis Isaenko. Nell’autunno del 2022 si arruolò nel Gruppo Wagner da una prigione dove stava scontando una pena. Due mesi dopo è morto in Ucraina. “Ha combattuto per la libertà della ‘Repubblica Popolare di Luhans’k’ ed è morto con onore sul campo di battaglia, dimostrando coraggio e valore”, si legge nella lapide. Non si fa menzione dei suoi precedenti penali.
Isaenko aveva tre condanne per furto, acquisto di droga e mancato pagamento degli alimenti. La prima volta è finito in prigione nel 2017 per accuse di droga. Nel 2020 ha tentato di rubare in un negozio e ha ottenuto la sospensione della pena, ma sei mesi dopo è stato nuovamente processato per una serie di furti di batterie per auto. è stato condannato a quattro anni in un carcere di massima sicurezza.
Dopo la morte, i suoi reati sono stati estinti per “grazia”. Isaenko era già un veterano di guerra quando ha ricevuto la prima condanna. Alla seconda, era già sotto le cure di uno specialista in dipendenze e frequentava uno psicologo per via di “cambiamenti inquietanti nella personalità”.
Mentre Isaenko era in guerra in Ucraina, quasi 60 bambini dell’oblast’ di Donec’k furono portati nel suo orfanotrofio. Qualche mese dopo, hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione della sua targa commemorativa, dedicata all’uomo che ha combattuto contro il loro paese.
Nell’orfanotrofio di Naryshkino si presta grande attenzione all’educazione patriottica. I bambini incontrano regolarmente un veterano della guerra sovietico-afghana diventato sacerdote, che parla loro del “vero patriottismo” e delle “imprese dei santi difensori della Rus’” che “il Signore ha chiamato al servizio”. Gli studenti hanno dedicato un “banco degli eroi” a un laureato morto in Afghanistan, hanno celebrato la Giornata della Russia e hanno incontrato funzionari del Servizio Federale di Protezione russo, del ministero degli Interni, dell’Ufficio del Procuratore e del Servizio di sicurezza federale (FSB). Ai bambini che hanno subito le devastazioni dell’aggressione russa è stato fatto celebrare il “Giorno della Riunificazione” (una nuova festività che ricorda l’annessione dei territori ucraini da parte della Russia) e hanno ascoltato i racconti del personale militare attivo (ex alunni dell’orfanotrofio) sulle loro “imprese” nella guerra contro l’Ucraina.
iStories ha identificato sette bambini della scuola che sono stati prelevati dall’oblast’ di Donec’k e hanno partecipato a questi eventi “patriottici”. Sono tutti elencati nel database federale russo degli orfani. A uno di loro è stato consegnato un passaporto russo il giorno del 14esimo compleanno.
Lo scorso ottobre, l’orfanotrofio di Naryshkino era a rischio di chiusura. Il personale si è rivolto a Putin chiedendo di salvare l’istituto. “Attualmente ospitiamo bambini portati dalla Repubblica Popolare di Donec’k. Questi bambini sono stati uniti da una tragedia comune e dai continui trasferimenti. Ora vivono come una grande famiglia, aiutandosi e prendendosi cura l’uno dell’altro come se fossero veri fratelli e sorelle. Inoltre, molti di loro sono effettivamente consanguinei”, si legge nella petizione.
La direzione ha inoltrato le domande sulla chiusura dell’orfanotrofio e sul destino dei bambini al dipartimento regionale dell’istruzione. Al momento non c’è ancora stata risposta.
Una nuova famiglia
Nell’ottobre del 2022, almeno nove nuovi alunni provenienti dalle zone dell’Ucraina occupate dai russi sono arrivati al centro di educazione permanente Trajectory, un orfanotrofio che accoglie prevalentemente bambini con bisogni speciali. Al centro, gli studenti scrivono lettere di incoraggiamento ai soldati che combattono nella “operazione militare speciale”. In una di queste lettere si legge: “Cari nostri eroi, difensori, siamo orgogliosi di voi! Grazie per il vostro coraggio. Non c’è niente di più forte del cuore di un soldato! La forza e lo spirito del popolo russo sono con voi!”.
iStories è riuscita a identificare tre dei bambini del centro, provenienti dall’oblast’ di Donec’k. Tutti loro sono in attesa di adozione. A differenza dei tutori, i genitori adottivi hanno gli stessi diritti dei genitori biologici e possono cambiare il nome e le informazioni personali del bambino. Per i parenti sarebbe estremamente difficile riavere i bambini deportati, una volta completata la procedura di adozione.
La commissaria russa per i diritti dell’infanzia Maria Lvova-Belova ha più volte sottolineato che i russi non possono adottare bambini dai territori annessi (anche se lei stessa ha “adottato” un adolescente da Mariupol). Non è chiaro perché i bambini portati al centro Trajectory siano proposti per l’adozione; il centro ha detto a iStories che alcuni di loro sono stati messi sotto tutela.
Il centro insegna ai bambini deportati a essere dei veri “patrioti”. Il direttore, Dmitry Batishchev, è anche a capo della sezione regionale del movimento pro-guerra Non Abbandoniamo i Nostri. I bambini aiutano a tessere reti mimetiche, a costruire candele da trincea e a raccogliere calze e passamontagna, che il movimento invia al personale militare russo. Inviano anche messaggi video ai soldati ringraziandoli per il loro servizio, augurando loro la vittoria, dicendo che la “verità” è dalla loro parte e lodando la Russia come un bastione di “speranza, compassione, valore militare e onore”.
Le autorità russe non credono che questo tipo di attività sia dannoso per i bambini prelevati dai territori occupati. Al contrario, Lvova-Belova afferma che “è importante capire che i territori della ‘DNR’ e della ‘LNR’ sono stati bombardati dall’esercito ucraino per molti anni, e la maggior parte dei bambini orfani provenienti dalle istituzioni sociali delle repubbliche ne sono consapevoli”. Secondo l’autrice, “i bambini non vedono la Russia come un nemico: si aspettano da essa protezione e assistenza, quindi l’inserimento in famiglie adottive e affidatarie russe sicure non è per loro un’esperienza traumatica”.
Articolo originale di Katya Bonch-Osmolovskaya (IStories). Traduzione dal russo all’inglese di Emily ShawRuss (Meduza). Per sostenere Meduza si può donare tramite questa pagina.