No! Moderna non ammette che i vaccini COVID contaminati con DNA causino il cancro (open.online)

di Juanne Pili

FACT-CHECKING

Le affermazioni dello scienziato al Congresso americano sono prive di fondamento

Il dottor Robert Malone, oltre a essere apprezzato negli ambienti No vax, è noto per aver lasciato intendere (erroneamente) di essere l’inventore dei vaccini a mRNA. Il ricercatore ha recentemente usato un brevetto di Moderna del 2019 dove si sostiene che l’RNA è preferibile al DNA nei vaccini. Secondo Malone si tratterebbe della prova che la casa farmaceutica avrebbe riconosciuto – seppur indirettamente – un collegamento tra presunte contaminazioni di DNA nei suoi lotti e la cancerogenicità dei vaccini a mRNA. Questa narrazione è stata riportata anche attraverso diverse condivisioni Facebook (per esempio qui qui). Avevamo approfondito come è stata dimostrata efficacia e sicurezza (anche) dei vaccini a mRNA qui. Mentre qui ne illustravamo la catena di produzione.

Analisi

I post di Facebook si limitano solo a riportare una traduzione del tweet pubblicato da The Vigilant Fox lo scorso 15 novembre, dove viene condivisa anche la clip dell’intervento sui vaccini a mRNA a cui si fa riferimento:

Moderna ammette che la contaminazione del DNA può portare al cancro
▪️Moderna ha un brevetto che riconosce che l’RNA è preferibile al DNA nei vaccini a causa dei rischi di mutagenesi inserzionale, che potrebbe attivare oncogeni o inibire i geni oncosoppressori, ha spiegato il dottor Robert Malone.
▪️Un nuovo studio in attesa di revisione paritaria ha trovato miliardi di frammenti residui di DNA nelle fiale del vaccino mRNA COVID-19. In altre parole, le fiale sono contaminate dal DNA. Questi risultati non sono stati resi pubblici.
▪️Inoltre, la Pfizer, nella documentazione presentata agli enti regolatori, ha omesso informazioni sulla presenza di sequenze SV40 nel loro vaccino.
▪️In quanto tali, i vaccini COVID, contaminati con frammenti di DNA, possono causare qualsiasi cosa associata al danno al DNA: i difetti congeniti e i tumori sono i più notevoli.

Il contesto è quello di una audizione tenutasi al Congresso degli Stati Uniti di cui è possibile recuperare il filmato integrale sul canale YouTube della “deputata” conservatrice e vicina agli ambienti No vax, Marjorie Taylor Greene.

Il brevetto sui vaccini a mRNA citato da Malone

Chiariamo subito la parte in cui Malone esordisce per sostenere la tesi dei vaccini a mRNA contaminati dal DNA, dunque cancerogeni; quella dove parla di un brevetto di Moderna «numero 2019/0240317 A1». Come già spiegato dalla collega Kate Yandell per FactCheck.org nella sua analisi del 22 novembre, «la domanda di brevetto riguarda i vaccini a RNA, ma i commenti evidenziati da Malone riguardano i vaccini a DNA, che rimangono sperimentali negli Stati Uniti». Ed è solo in quest’ultima parte che la domanda di brevetto menziona alcune preoccupazioni:

Questa tecnica, tuttavia, comporta potenziali problemi, inclusa la possibilità di mutagenesi inserzionale, che potrebbe portare all’attivazione di oncogeni o all’inibizione di geni oncosoppressori.

La narrazione dei vaccini a mRNA contaminati

Il contesto a cui fa riferimento Moderna è quello in cui i vaccini utilizzano il DNA come ingrediente principale. Non menziona quello residuo a cui allude Malone:

Un nuovo studio in attesa di revisione paritaria ha trovato miliardi di frammenti residui di DNA nelle fiale del vaccino mRNA COVID-19. In altre parole, le fiale sono contaminate dal DNA. Questi risultati non sono stati resi pubblici.

Di quale preprint parla Malone? In una nostra precedente analisi (ottobre 2023), trattavamo le affermazioni del biologo molecolare Phillip Buckhaults alla commissione per gli affari medici del Senato della Carolina del Sud (da cui lui stesso ha dovuto prendere le distanze), riguardo a presunte quantità anomale di DNA estraneo in alcuni lotti di vaccino a mRNA. Il ricercatore ha sostenuto di aver ripetuto le analisi pubblicate in un preprint del collega Kevin McKernan. Buckhaults parlava proprio di 200 miliardi di frammenti di DNA genomico per ogni dose. Secondo il ricercatore deriverebbero dal modello di DNA usato come “stampo” per la produzione del mRNA. Per accelerare la produzione si usano anelli di DNA chiamati plasmidi, prodotti utilizzando alcuni batteri. Come abbiamo spiegato nell’articolo citato nell’introduzione sull’intero processo di produzione (sempre qui), si tratta di Escherichia coli:

Questi verranno lasciati moltiplicare per diversi giorni in colture ricche di sostanze nutrienti – spiegavamo nella nostra Guida -. In questo modo sarà possibile estrarre numerose copie della sequenza di DNA. […] Dopo un passaggio in cui viene verificato che le copie di codice genetico sono corrette si deve ottenere il corrispondente mRNA. […] La produzione prevede che i frammenti di DNA entrino in contatto coi nucleoditi che costituiranno la nuova sequenza di mRNA. Enzimi noti come RNA polimerasi che possono leggere la sequenza stampo di DNA per trascriverla, assemblando i nucleotidi; tutto questo deve essere fatto seguendo metodi che preservino il prodotto finale dalla degradazione. Questi passaggi avvengono materialmente in appositi bioreattori, come quelli della BioNTech in Germania […] I batteri vengono distrutti per ottenere il frammento di mRNA desiderato.

Come dichiarato dallo stesso Buckhaults, la possibilità che l’eventuale presenza del DNA nei vaccini causi tumore è puramente teorica. Nella nostra precedente analisi avevamo chiesto un parere a Francesco Cacciante, ricercatore esperto in biologia molecolare e neuroscienze con PhD alla Normale di Pisa e divulgatore, il quale aveva spiegato a Open i limiti del preprint di McKernan. Riportiamo giusto un passaggio:

Quello che fanno è misurare il rapporto fra DNA e RNA presente nel vaccino – spiegava Cacciante -, il metodo di produzione dei vaccini prevede la purificazione del DNA dal prodotto finale, quindi ci si aspetterebbe che questo rapporto sia molto basso il che indicherebbe che sia presente pochissimo DNA e moltissimo RNA. […] Leggendo bene il preprint si arriva al punto dove dicono che le fiale analizzate sono state recapitate per posta, non si da chi, sono arrivate in pacchi senza ghiaccio, non hanno rispettato il ciclo del freddo richiesto per conservare campioni di questo tipo, e una parte delle fiale analizzate erano scadute da un bel po’ al momento dell’analisi. Questo è dichiarato da loro stessi.

Il prof. David H. Gorski, docente di chirurgia e oncologia presso la Wayne State University School of Medicine e divulgatore scientifico, aveva contestato in una sua pubblicazione le affermazioni di Buckhaults spiegando un limite della sua teoria:

La mutagenesi inserzionale può portare al cancro solo se la mutazione attiva o aumenta l’espressione di oncogeni (geni che causano il cancro) o inattiva i geni soppressori del tumore. Questi geni occupano solo una piccola percentuale del genoma e le mutazioni devono essere di tipo molto specifico per avere anche solo la possibilità di indurre il cancro. In altre parole, è un processo molto inefficiente, soprattutto nelle cellule che non si dividono, come le cellule muscolari in cui vengono iniettati i vaccini. Ciò di cui sta blatera sembra spaventoso ma è incredibilmente improbabile.

Le sequenze SV40

La narrazione sui vaccini a mRNA contaminati da DNA estraneo prosegue citando presunte omissioni da parte di Pfizer riguardo alle sequenze SV40. Di cosa si tratta?

Inoltre, la Pfizer, nella documentazione presentata agli enti regolatori, ha omesso informazioni sulla presenza di sequenze SV40 nel loro vaccino.

È proprio lo stesso McKernan a parlare di sue preoccupazioni riguardo a DNA residuo nel vaccino Pfizer proveniente da un virus delle scimmie chiamato SV40. Tali affermazioni vennero riportate dal biologo in risposta ad alcune richieste di chiarimento da parte di Yandell riguardo due controversi preprint in merito (qui qui). Ma in quale studio risulterebbe che le sequenze identificate sarebbero note per causare il cancro? È una domanda che deve esseri fatto anche il biologo molecolare Barry Milavetz, quando è stato intervistato dalla collega di FactCheck.org:

È molto improbabile che eventuali residui di DNA si integrino nel genoma di una persona e, se ciò accadesse, ci sarebbero ancora meno probabilità di provocare il cancro – ha spiegato l’esperto, che studia il virus SV40 all’Università del North Dakota.

Conclusioni

Possiamo infine rispondere alle conclusioni riportate nelle condivisioni in oggetto, secondo le quali i vaccini a mRNA «contaminati con frammenti di DNA», causerebbero quanto associato al DNA da Malone, il quale però, come abbiamo visto, ha totalmente frainteso (volontariamente o involontariamente) il significato delle fonti che cita.

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