Il PD non la racconta giusta sulle coperture della sua “contromanovra” (pagellapolitica.it)

LEGGE DI BILANCIO

Schlein e Boccia ripetono che gli oltre mille 
emendamenti alla legge di Bilancio hanno tutti 
una fonte di finanziamento, 

ma le cose non stanno così

Da giorni il Partito Democratico sta promuovendo la sua proposta di legge di Bilancio alternativa a quella presentata in Parlamento dal governo Meloni. Nel farlo però il PD non la sta raccontando giusta sulle coperture economiche di questa “contromanovra”.

«Noi abbiamo presentato una manovra alternativa, contenuta in oltre mille emendamenti depositati al Senato: abbiamo indicato tutte le coperture», ha detto per esempio la segretaria del partito Elly Schlein in un’intervista con Domani pubblicata il 24 novembre. «Abbiamo identificato tutte le coperture», ha dichiarato il giorno prima il capogruppo del PD al Senato Francesco Boccia al Corriere della Sera. «Lo ripeto, tutte le misure sono coperte».

In realtà le cose non stanno così: il PD ha sì indicato alcune coperture, ma in maniera vaga e non del tutto affidabile.

Gli emendamenti in commissione

Chiariamo subito che il partito non ha pubblicato un testo alternativo al disegno di Bilancio per il 2024, che ora è all’esame del Senato. Altri partiti dell’opposizione hanno fatto una scelta diversa: per esempio Azione ha raccolto le proposte della sua contromanovra in una presentazione con 67 pagine, mentre il Movimento 5 Stelle le ha riassunte in 15 pagine. Sul sito ufficiale del PD, invece, non ci sono al momento documenti simili: la “contromanovra” è stata presentata da Schlein il 22 novembre, durante la direzione nazionale del partito, e dal senatore Antonio Misiani, responsabile economia del PD.

In Commissione Bilancio il partito ha presentato oltre mille emendamenti, ossia proposte di modifica, al disegno di legge di Bilancio. In questi giorni saranno esaminati e votati dalla commissione, insieme alle centinaia di emendamenti presentati dagli altri partiti all’opposizione. Il testo è atteso il 12 dicembre nell’aula del Senato e con tutta probabilità sarà modificato in commissione dopo che il governo avrà presentato il cosiddetto “maxiemendamento”. Quest’ultimo, come suggerisce il nome, è un unico emendamento alla legge di Bilancio, di solito molto lungo, che è una sintesi dei lavori parlamentari e delle richieste avanzate in sede di esame.

Il taglio dei sussidi dannosi per l’ambiente

Quasi tutti gli emendamenti del PD che richiedono coperture suggeriscono di prendere i soldi da tre voci: la revisione della spesa pubblica, il contrasto all’evasione fiscale e il taglio dei cosiddetti “sussidi dannosi per l’ambiente”, abbreviati con la sigla “SAD”. In particolare, secondo le verifiche di Pagella Politica, 200 emendamenti del PD sugli oltre mille presentati propongono di finanziare nuove misure – dall’aumento dei finanziamenti alla sanità a quelli per l’istruzione – attraverso la «rimodulazione» e l’«eliminazione» dei SAD. Qui però c’è un primo problema.

Secondo le stime più aggiornate del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nel 2021 in Italia i sussidi ambientalmente dannosi valevano 22,4 miliardi di euro. Tra questi, 14,5 miliardi di euro facevano riferimento a sussidi alle fonti fossili. Ma in concreto che cosa sono questi SAD? Come spiega la relazione del ministero, non esiste una «definizione unanime» di SAD a livello internazionale e nella letteratura scientifica.

Per capire meglio di che cosa stiamo parlando è utile fare un esempio. In Italia l’accisa sulla benzina è pari a 73 centesimi di euro al litro, quella sul gasolio vale meno, 62 centesimi al litro. Questa differenza di trattamento è considerata nel catalogo del ministero un sussidio ambientalmente dannoso, perché incentiva a usare di più il gasolio, che è una fonte fossile al pari della benzina. Altri SAD inseriti nella lista sono l’Iva agevolata su alcuni servizi e varie esenzioni in alcuni settori, dall’agricoltura ai trasporti, passando per la pesca e il settore energetico.

In concreto un taglio o l’eliminazione di questi sussidi porterebbe a un aumento dei costi per i cittadini. Nei suoi emendamenti il PD non ha specificato quali voci andrebbero toccate, dunque le coperture sono tutt’altro che chiare, a differenza di quello che dicono Boccia e Schlein. Il partito di Schlein si è limitato a delegare il compito di decidere quali SAD ridurre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, quindi al governo Meloni.

Tra l’altro, secondo i calcoli di Pagella Politica, se tutti gli emendamenti del PD che indicano come coperture il taglio dei SAD fossero approvati (scenario ovviamente impossibile), gli oltre 22 miliardi di euro non basterebbero a finanziare tutte le misure.

Come ha sottolineato di recente Il Foglio, il PD è comunque l’unico partito che si dice «favorevole allo spirito e all’obiettivo della proposta» fatta dagli attivisti per il clima di Ultima Generazione. La loro proposta è «tagliare otto sussidi ambientalmente dannosi, per un importo di quasi 5 miliardi di euro». Tra questi c’è il diverso trattamento tra benzina e gasolio. In questi mesi, però, la stessa Schlein ha più volte criticato il governo Meloni per non aver rinnovato il taglio temporaneo delle accise dopo il 2022. In questo modo la segretaria del PD si è mostrata incoerente rispetto alla proposta di tagliare i SAD: mantenere il taglio dell’accisa sul gasolio andrebbe nella direzione opposta rispetto a eliminare la differenza con l’accisa sulla benzina.

La lotta all’evasione fiscale

Un’altra copertura indicata dal PD per gran parte dei suoi emendamenti riguarda le «misure di entrata da lotta all’evasione». Anche in questo caso il partito di Schlein non dice nello specifico quali provvedimenti andrebbero presi per ridurre le imposte non pagate da contribuenti e delega al Ministero dell’Economia e delle Finanze il compito di individuare le misure specifiche per contrastare l’evasione.

Qui c’è un secondo problema, che si aggiunge a quello visto sopra per i SAD. Come ha ribadito a giugno l’Ufficio parlamentare di bilancio, un organismo indipendente che vigila sui conti pubblici italiani, gli interventi per migliorare la lotta all’evasione fiscale «sono desiderabili, ma i loro effetti finanziari sono di incerta qualificazione ex ante e possono emergere solo gradualmente nel tempo». Secondo l’Upb, seguendo un «principio di prudenza», questi interventi non dovrebbero essere utilizzati come copertura economica per varie misure se prima non si è certi di recuperare i soldi necessari per finanziare le misure proposte.

Discorso analogo vale per gli «ulteriori interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa pubblica» proposti dal PD. Il partito di Schlein si limita a scrivere che andranno adottati entro la fine di febbraio 2024, senza specificare dove intervenire.

(italiaoggi.it)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *