di Edoardo Sirignano
“La Meloni ha interesse a polarizzare il confronto politico tra lei e Schlein.
Cerca di scegliersi l’avversario più comodo. Di Conte forse è un po’ più preoccupata, ma per un semplice motivo: è un concorrente che usa il suo stesso armamentario populista. Evita invece tutti coloro che possono metterla di fronte alla contraddizione più evidente: l’anno prossimo la crescita sarà la metà di quella prevista dal governo”. A dirlo Luigi Marattin, deputato di Italia Viva.
Dall’alleanza con Musk all’intervento a gamba tesa sul caso Ferragni, Meloni è entrata in campagna elettorale?
È difficile non notare come Meloni continui a comportarsi da leader dell’opposizione: in aula provoca, attacca a testa bassa, usa espressioni forti e urla. Nelle dichiarazioni pubbliche cerca di stare sui temi “da copertina”, con slogan e frasi a effetto. Ma da un presidente del consiglio ci si aspetta programmi e impegni su come alzare la produttività, incidere sull’inverno demografico, portare il paese a competere nella globalizzazione, impostare un cammino deciso di riforme. La ricreazione è finita, così come la pausa pubblicitaria. Meloni non sembra essersene accorta.
Che idea si è fatto rispetto all’ultima uscita di Conte sul Mes. Bisogna ricorrere al giurì d’onore?
Pagliacciate populiste. Entrambi non sanno più come giustificare l’aver dipinto per 10 anni il Mes come il cattivo di James Bond. Quando finalmente il provvedimento arriverà in aula faremo il processo a dieci anni di balle populiste.
All’opinione pubblica, intanto, sembra quasi uno scontro a due per chi dovrà sfidare il centrodestra. Esiste ancora una terza via?
Ne sono convinto più di prima. L’Italia è molto di più di quello che le due “curve ultra” (il centrodestra a trazione sovranista e il centrosinistra a trazione sindacal-populista) rappresentano. C’è una vasta area del paese in cerca di rappresentanza. La prima occasione, quella del Terzo Polo, è stata sprecata. Verrà il tempo per una seconda, stavolta quella buona.
I numeri non sono dalla vostra. Quale la strategia, per recuperare. Tornare a dialogare con Calenda o sfruttare la linea troppo a sinistra di Elly?
Ho fatto un fioretto. Non nominerò più persone, solo idee. Non si dialoga “con Calenda”, con Tizio o con Caio. Si dialoga con chi condivide e sposa una visione di società, senza veti su nessuno. Concentrandoci su una visione di Italia basata sulle libertà, sull’uguaglianza dei punti di partenza e non di quelli di arrivo, su un Italia in cui sia più diretto il legame tra sforzo individuale e posizionamento sociale. Riusciremo ad aggregare quella parte di elettorato che al momento è prigioniera di un inefficiente bipolarismo.
L’ex ministro Madia, intanto, dice al Pd che Renzi è uno del Nazareno. È ancora possibile un centrosinistra modello Ulivo?
Ho già dato, grazie. Se il modello è, per la terza volta in 30 anni, fingere che con la sinistra sindacale e ideologica sia possibile un compromesso (salvo poi sbandare alla prima curva), ho già dato. Se poi Marianna ha altre idee siamo ben disposti a parlarne.
Cosa ne pensa del battesimo di Prodi alla Schlein?
Non mi occupo di battesimi, comunioni o cresime. Quelle lasciamole alla religione.
Renzi, nel frattempo, continua a essere accusato per i suoi rapporti privilegiati con alcuni Paperoni del pianeta. Vuole somigliare a Silvio?
Renzi non è il primo parlamentare che presenta una ricca dichiarazione dei redditi. In passato abbiamo avuto, e ancora abbiamo, avvocati o professionisti che hanno dichiarato cifre simili.
Non ho mai sentito volare una mosca. A me comunque interessa la politica, non lo spiare dal buco della serratura o nelle dichiarazioni dei redditi.
Perché Forza Italia alla fine non si è svuotata e i centristi dopo il Cav non si sono ritrovati in Italia Viva?
Un po’ perché il progetto veramente attrattivo (il Terzo Polo) è naufragato e ha perso il potenziale espansivo. Un po’ perché, il post-Berlusconi (e quindi la maggior contendibilità e vivacità del partito) sembra finora aver funzionato. Ma Forza Italia deve decidere fino a quando ha voglia di fare il junior partner dei sovranisti.
Tra il Pdl di Berlusconi e l’Ulivo di Prodi, quale casa avreste scelto?
Entrambi hanno rappresentato, per un brevissimo periodo, una possibilità di riformare il Paese, ma entrambi hanno fallito. Insistevano a voler tenere insieme quanto insieme non può stare, invece di cercare convergenze oltre i muri eretti dal bipolarismo.