Imputati suicidi? Dice Travaglio: “Ce li siamo levati dai coglioni!” (unita.it)

di Iuri Maria Prado

Dopo il caso Davigo

A proposito di chi si toglieva la vita durante Mani Pulite, spunta il video del direttore del Fatto. Vitiello, Digiorgio e Battista lo hanno riportato e sono finiti citati per diffamazione

Qualche tempo fa Marco Travaglio, a una giornalista che gli domandava che cosa pensasse dei suicidi in carcere durante l’epopea di Mani Pulite, rispondeva così: “Meno male che qualcuno ce lo siamo lavato dai coglioni”.

Ma nessuno si azzardi a ripescare quella sua nobile dichiarazione. Si arrabbia tantissimo. E fa querela. E perché si arrabbia tantissimo e fa querela? Forse perché quella cosa in realtà non l’ha detta? Sì che l’ha detta (proprio così, testuale): ma, spiega lui, l’ha detta nel corso di un’intervista più ampia, un’intervista che, se ascoltata e vista tutta (è un video, disponibile qui ), rende evidente che lui intendeva comunicare tutt’altro, e cioè il proprio senso di desolazione perché le indagini giudiziarie non avevano ottenuto l’effetto di spazzare via i corrotti e meno male, dunque, che l’intervento del beccamorto (dice proprio così) ha provveduto alla bisogna.

Un quadro più ampio di spiegazione, bisogna ammetterlo, un panorama circostanziale che restituisce pienezza a quella frase inammissibilmente decontestualizzata. Siccome la “rivoluzione giudiziaria” (Travaglio la chiama così) non ha prodotto la “morte civile” degli indagati, meno male che qualcuno si è ammazzato: così “ce lo siamo levato dai coglioni”.

Altro che solo quella frase, quindi, il cui isolamento dal contesto gravemente lede l’onore e la reputazione di Marco Travaglio (dice così, nella querela: se si riporta solo quella parte di intervista, mi si diffama).

C’è infatti tutto il resto, nell’intervista completa, per esempio il tratto ulteriore in cui Travaglio si duole del fatto che i ladri di Tangentopoli “sono tornati praticamente tutti, tranne quei pochi che si sparavano perché all’epoca c’era ancora un po’ di vergogna”; o, appena prima, il pezzo di intervista in cui Travaglio spiega che non è vero che gli indagati si ammazzavano in carcere, infatti “Gardini si ammazzò a casa sua”; o ancora prima, l’altro pezzo di intervista in cui Travaglio dice “meno male che qualcuno ci ha lasciati”: che è inoppugnabilmente più angelico e pietoso rispetto a “ce lo siamo levato dai coglioni”.

A fare le spese della rabbia e delle iniziative giudiziarie di Marco Travaglio, in questa vicenda, sono in tre: Guido Vitiello, scrittore e giornalista, tra l’altro, del Foglio (Travaglio, nella querela, lo definisce “rubrichista”); Annarita Digiorgio, collaboratrice di una pluralità di testate; e Pierluigi Battista.

Al primo (cioè a Vitiello) Travaglio imputa di aver pubblicato sul proprio profilo Twitter il solo tratto di intervista di cui sopra, quello in cui Travaglio dice, a proposito dei suicidi durante Tangentopoli, “Meno male che qualcuno ce lo siamo lavato dai coglioni”.

Intollerabile espediente di manipolazione dell’intervista, come abbiamo appena visto: nel tweet di Vitiello, infatti, inammissibilmente erano mancanti le parti di intervista che spiegavano tutto, cioè che Gardini non si è ammazzato in carcere, ma casa sua (con tutti i comfort, insomma); che gli altri si ammazzavano perché si vergognavano e “meno male che qualcuno ci ha lasciati” (che mica vuol dire che ce li siamo levati dai coglioni, signor giudice).

E gli altri due, Digiorgio e Battista? La prima, dice Travaglio nella propria querela, si è resa responsabile di aver commentato il video “decontestualizzato” da Vitiello dando a Travaglio dello stronzo (“cattivo pericoloso e becero stronzo”, per l’esattezza). Che non è, bisogna ammetterlo, come dare dei “vermi” a quelli che non piacciono a Travaglio, secondo l’uso di Marco Travaglio; e non è neppure come compiacersi in modo contestualizzato della morte altrui.

E Pierluigi Battista, ultimo destinatario della querela di Travaglio? Pierluigi Battista gli ha dato del “coglione”. Si tratta, spiega Travaglio, di “gravissime offese personali e gratuite”: tanto più odiose, argomenta ancora, perché da quell’intervista sono “trascorsi ben quattro anni” e non esiste un interesse pubblico che ne giustifichi la citazione.

In effetti di giustizia e di Mani Pulite non si parla mai, e tanto meno ne parla Travaglio, tanto meno ne scrive mai qualcuno, né Travaglio né gli amici magistrati che gli riempiono il giornale. E tu, in questa situazione di sacrosanto oblìo, parce sepulto, dopo ben quattro anni, tu vai a rimproverargli di aver detto “Meno male che qualcuno ce lo siamo lavato dai coglioni”? Vai a rimproverarglielo senza dire che aveva aggiunto “meno male che qualcuno ci ha lasciati”?

Vai a rimproverarglielo senza ricordare che, secondo lui, quelli si sparavano (meno male) perché si vergognavano? Roba da galera. E diciamolo, ai tre responsabili: tirare fuori un’intervista di quattro anni fa (mica un’intercettazione, mica un verbale secretato), e decontestualizzarla in quel modo, è proprio da stronzi, è proprio da coglioni.

Se poi ci querelano, amen: Travaglio ci difende sicuro.

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