Un giudice all’Aia
Igor Salikov ha mandato una dichiarazione spontanea alla Corte penale internazionale fornendo diversi dettagli sulle deportazioni dei bambini ucraini in Bielorussia, le torture e gli omicidi dei prigionieri e il deliberato assassinio di civili
Se chiedete a un ucraino quando è iniziata la guerra contro la Russia, nessuno vi risponderà il 24 febbraio 2022 ma il 6 aprile del 2014. Ovvero quando è scoppiato il primo fronte nel Donbas. Lo stesso che perdura oggi. E in quegli otto anni di guerra dimenticati (o peggio ignorati) da noi occidentali i russi hanno commesso gli stessi crimini di guerra riportati negli ultimi ventuno mesi.
Hanno giustiziato in massa civili ucraini, torturando e uccidendo i prigionieri di guerra; hanno rapito sistematicamente e in gran numero i bambini ucraini, trasferendoli forzatamente oltre il confine con la Bielorussia; hanno deliberatamente bombardato e minato il Donbas occupato, provocando la morte di civili, per poi addossare la colpa alle forze ucraine.
Fatti, non opinioni, che gli ucraini hanno ripetuto per anni, rimanendo inascoltati, senza essere mai creduti. Ora per la prima volta la verità l’ha confermato un russo. E non uno qualunque. Parliamo di Igor Salikov, ex-colonnello dell’intelligence militare russa che ha inviato di sua spontanea volontà una dichiarazione giurata indirizzata alla Corte Penale Internazionale (CPI).
Fuggito nei Paesi Bassi, Salikov si è offerto di testimoniare sui crimini di guerra in Ucraina, senza cercare immunità per sé e accettando la responsabilità per il proprio ruolo negli eventi. «Sono pronto a rispondere di quello che ho fatto, ma chiedo protezione internazionale e asilo politico per la mia famiglia, perché nella mia patria mi attende un’esecuzione extragiudiziale per la mia posizione», si legge nella lettera.
La testimonianza di Salikov rivela che l’11 maggio 2014 il Cremlino ha inscenato un falso “referendum” nel Donbas, manipolando i risultati e creando forzatamente uno stato fantoccio. «Sono stato testimone della terribile falsificazione dei dati dei residenti di Donetsk in tutti gli eventi di voto di quel periodo: incluse pressioni e violenze fisiche sul cosiddetto presidente della Commissione elettorale centrale, Roman Lyagin, se non forniva i numeri di cui il Cremlino aveva bisogno.
Per il buon lavoro svolto è stato annunciato (come ricompensa, ndr) una grossa somma di denaro e un premio governativo della Federazione Russa. Sono a conoscenza di questa corruzione, ricatto e falsificazione del voto da parte di Alexander Borodai e dell’ex vice capo dell’amministrazione presidenziale, assistente del Presidente della Federazione Russa, Vladislav Surkov».
Salikov che al tempo era a capo delle forze speciali nella “Repubblica Popolare di Donetsk”, ha descritto come il Cremlino abbia messo pressione a Alexander Borodai, premier separatista della repubblica fantoccio, e il Alexander Khodakovsky, comandante della milizia separatista russa, affinché assalissero e uccidessero più militari e civili possibile in modo da poter giustificare armi e finanziamenti da Mosca. «Il Cremlino ha ordinato altre vittime e azioni militari fingendo fosse un movimento di liberazione del popolo ucraino».
L’ex-colonnello dell’intelligence militare ha dato altri dettagli sui crimini di guerra compiuti dai russi quando le strade e i sentieri intorno alla miniera/stabilimento di Trudovskaya e alla vicina foresta sono stati minati, senza redigere le mappe dei campi minati e le formule richieste dalle Convenzioni, in una violazione criminale del Trattato sull’uso delle mine antipersona.
Per questo atto deliberato sono morti dei civili che si spostavano per andare al lavoro e nei dintorni dei distretti. Almeno cinque persone in un mese e mezzo nella primavera del 2015, tra cui dei bambini.
«Durante l’esecuzione dei compiti stabiliti dal ministero della Difesa della Federazione Russa sul territorio dell’Ucraina, ho assistito ripetutamente a violazioni dell’articolo 4 della Convenzione di Ginevra contro la popolazione civile; a crudeltà nei confronti dei prigionieri di guerra e alla loro successiva esecuzione; ho assistito al trasferimento di bambini senza genitori da parte di ufficiali dell’FSB nel territorio della Bielorussia.
Alla fine di marzo, nel distretto di Bucha, ho ricevuto l’ordine dagli ufficiali del controspionaggio di sparare a cinque persone tenute prigioniere da noi, che l’FSB aveva presentato come sabotatori, sebbene fossero tutti residenti nei villaggi vicini. Non ho eseguito l’ordine e ho rilasciato le persone, sottoponendomi così a un’azione penale in base a un mandato militare».
(myrotvorets.center)