l mondo sta trattando i sintomi sanitari ed economici della pandemia ma non le sue cause, esito dello stravolgimento degli ecosistemi e dell’impatto dell’uomo sull’ambiente.
Se ci limiteremo a mitigare gli effetti economici e sulla salute pubblica e non interverremo sui contesti ambientali che creano le condizioni per i salti di specie dei virus, ci troveremo di fronte ad altre pandemie. È la sintesi del rapporto “Prevenire la prossima pandemia” a cura del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e dell’International Livestock Research Institute (ILRI).
Il numero delle epidemie “zoonotiche” (cioè provenienti dagli animali) è in aumento, afferma il rapporto: Ebola, SARS, il virus del Nilo occidentale, MERS, la febbre della Rift Valley, ogni anno 2 milioni di persone muoiono per malattie zoonotiche, soprattutto nei paesi più poveri. Ma proprio per non aver indagato le cause che hanno originato le precedenti malattie, ci si è trovati impreparati di fronte all’ultima pandemia.
Il nuovo coronavirus «potrebbe essere il peggiore, ma non è il primo» al quale ci si trova di fronte, ha dichiarato l’economista e ambientalista danese Inger Andersen, attuale direttrice esecutiva dell’UNEP.
«C’è stata una risposta massiccia a COVID-19 ma la malattia è stata trattata in gran parte come una sfida medica o uno shock economico. Invece le sue origini sono nell’ambiente, nei sistemi alimentari e nella salute degli animali.
È un po’ come avere una persona malata, trattare solo i sintomi e non curare la causa scatenante. Ci sono molte altre malattie zoonotiche con potenziale pandemico», ha aggiunto la professoressa Delia Grace, autrice principale del rapporto … leggi tutto