di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista
Analisi
Decisiva la sfuriata in Aula sul Mes (che Schlein non può fare).
Schlein penalizzata anche dall’endorsement dell’europeista Prodi
Il discorso di Giuseppe Conte sul Mes è stato molto duro nei confronti di Giorgia Meloni, accusandola di aver mentito in Parlamento e di aver introdotto l’Italia nel Mes quando lei era ministro nel 2011. Conte ha anche chiesto al presidente della Camera di istituire un giurì d’onore per accertare la veridicità delle affermazioni di Meloni.
Questo gesto deve essere interpretato come una netta sfida a Meloni, che è saldamente alla guida tanto della maggioranza parlamentare quanto del governo. Conte potrebbe quindi cercare di guadagnare consenso tra gli elettori del Movimento 5 Stelle ma anche del centrosinistra nel suo complesso, presentandosi come il difensore della verità e della credibilità internazionale dell’Italia. Sarà lui il vero leader dell’opposizione?
A dire il vero, Conte non è l’unico a criticare Meloni sul Mes. Anche Schlein, la segretaria del Partito Democratico, ha attaccato Meloni, definendola una “euroburocrate” e accusandola di fare propaganda ideologica. Elly Schlein ha anche ricevuto l’endorsement di Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea, che l’ha indicata come la federatrice del centrosinistra.
Schlein potrebbe quindi continuare a rappresentare una rivale per Conte, nel ruolo di leader dell’opposizione a Meloni e al nascente “melonismo”. Quale dei due, alla fine, prevarrà?
Al momento presente, la situazione appare fluida. Secondo un sondaggio Dire-Tecnè, Conte e Schlein sono molto vicini nel gradimento dei leader politici, con il primo al 30,6% e la seconda al 30,5%. Questo significa che entrambi hanno un buon livello di popolarità tra gli italiani, ma anche che nessuno dei due ha un vantaggio netto sull’altro.
Inoltre, un sondaggio per “Porta a Porta” mostra che il 59% degli italiani è favorevole all’elezione diretta del premier, una riforma proposta da Meloni e osteggiata da Conte e Schlein. Ciò potrebbe indicare che i due leader dell’opposizione non sono in sintonia con le aspettative dei cittadini su questo tema.
Dal punto di vista delle posizioni politiche, Conte e Schlein hanno alcune convergenze, ma anche molte divergenze. Entrambi si oppongono al governo Meloni, ma con toni e modalità diverse. Conte ha assunto un atteggiamento più aggressivo e polemico, soprattutto nei confronti di Meloni e del Mes, mentre Schlein ha cercato di mantenere un profilo più moderato e collaborativo, anche con le forze di maggioranza.
Entrambi si dichiarano favorevoli all’Europa, però con sfumature diverse. Conte ha espresso delle critiche alla gestione della pandemia e del Recovery Fund da parte dell’UE, mentre Schlein ha sostenuto la necessità di rafforzare l’integrazione europea. Entrambi hanno espresso la volontà di costruire un’alternativa di centrosinistra, ma con progetti diversi. Conte punta soprattutto a federare le forze progressiste e civiche disperse nel Paese, mentre Schlein ha ribadito la centralità del Pd come partito di riferimento del centrosinistra.
La nostra ipotesi, tuttavia, è la seguente: ossia che la leadership molto netta, diretta e personale di Giorgia Meloni sul progetto di centrodestra richiede, per un principio di azione e reazione che vale anche in politica, l’emersione di una specifica figura che si ponga in contrasto netto, diretto e personale con lei.
In questo senso la recente sfuriata di Conte proprio contro Giorgia Meloni è una mossa interessante dal punto di vista della comunicazione politica, e potrebbe rappresentare il primo passo della configurazione dello stesso Giuseppe Conte come il vero antagonista nei confronti della premier e del suo progetto politico di creazione di un nuovo partito della nazione.