Le fake news contro Rom e Sinti (oggi.it)

di LILIANA SEGRE

LA STANZA

Le notizie false possono contribuire alla creazione di un nemico. E ad armare una mano

Gentile Senatrice Segre,
giorni fa mi sono imbattuta su Facebook nella notizia, molto condivisa e commentata, su un gruppo di ragazze rom incinte che, a Brindisi, avrebbe adescato bambini per rapirli. Solo giorni dopo ho scoperto che era una fake news. Ma dai commenti sotto quei link viene da pensare che siano in molti a credere ancora allo stereotipo degli “zingari ladri di bambini”. Com’è possibile?
Ginevra M., Torino

Cara Ginevra, ho letto anche io quella “notizia” e per fortuna anche la sua smentita. Le donne messe alla gogna in quei post sono infatti state sentite dai Carabinieri, che non hanno ravvisato alcun reato e, soprattutto, non hanno ricevuto alcuna denuncia per i fatti ipotizzati in quei video, purtroppo diventati virali. Il problema però resta.

Molto spesso, giornali e trasmissioni televisive in cerca di sensazionalismi e con una pericolosa propensione ad alimentare l’odio sociale cavalcano stereotipi razzisti, compresi quelli che da tempo gravano sulle comunità Rom e Sinti.

Non entro nel merito delle scelte editoriali di nessuno, ma ho vissuto sulla mia pelle e su quella dei miei cari e della mia comunità l’orrore che può nascere della creazione di un nemico collettivo. Un orrore di cui sotto il regime nazifascista sono state vittime anche le comunità Rom e Sinti, che per ricordarlo usano la parola Porrajmos, divoramento.

Mi sento quindi in dovere di chiedere a tutti maggiore attenzione nel trattare fatti di cronaca che facilmente possono contribuire ad alimentare pregiudizi nei confronti di gruppi etnici, religiosi o sociali. O, peggio, ad armare la mano di qualcuno contro di loro.

Come è successo nella notte tra il 18 e il 19 settembre scorso, quando un’auto è passata davanti al villaggio Sinti di San Giorgio a Colonica, in provincia di Prato, e ha lanciato una bomba Molotov che ne ha incendiato l’ingresso. Per fortuna, non ci sono stati feriti, anche se un abitante del villaggio ha visto distrutto l’autocarro con cui lavora.

Ma potete immaginare la paura che si prova a esser svegliati da fiamme appiccate da un’aggressione razzista. Il villaggio Sinti di San Giorgio è un insediamento regolare, autorizzato dal comune di Prato, in cui vivono Sinti di fede evangelica perfettamente integrati e per fortuna comunità e istituzioni pratesi hanno mostrato solidarietà e vicinanza a chi ci vive.

Ma episodi come questo devono richiamare ciascuno di noi, gli operatori dell’informazione ma anche chiunque decida di condividere una “notizia” sui propri social network, alle conseguenze che possono avere condotte che alimentano l’odio. Anche un commento razzista sui social può contribuire ad avvelenare il clima contro una comunità.

Come ho più volte sottolineato, nel Dna dell’orrore c’è l’indifferenza; anche quella che talvolta ci impedisce di vedere le conseguenze dei nostri stessi comportamenti quotidiani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *