La resa
Il partito di Elly Schlein si è astenuto sugli aiuti all’Ucraina, con nove valorose eccezioni, proprio nel giorno in cui si è scoperto che Trump aveva promesso di non difendere l’Europa da Putin
Le notizie rilevanti di ieri sono due, entrambe imbarazzanti per Elly Schlein e per il Pd, l’unico partito costituzionale della nostra derelitta Repubblica.
Il partito che, nel bene e nel male, negli ultimi dieci-quindici anni ha tenuto in piedi il paese, ieri si è astenuto sull’invio delle armi all’Ucraina, con la valorosa eccezione di tre deputati, Lorenzo Guerini, Lia Quartapelle e Marianna Madia, e di sei senatori, Dario Parrini, Filippo Sensi, Simona Malpezzi, Valeria Valente, Pier Ferdinando Casini e Tatiana Rojc, e immagino con il comprensibile imbarazzo di altri esponenti quali Giorgio Gori e Pina Picierno.
Questa resa politica e morale del Pd ai cialtroni nostrani e agli assassini del Cremlino è difficile da commentare, anche perché ai tempi dell’invasione dell’Ucraina, con Enrico Letta, il partito si è contraddistinto per la posizione più solida e più sincera in difesa degli aggrediti ucraini e contro l’imperialismo russo.
Che il Pd si sia astenuto anche sulla mozione scritta in cirillico dal gagà che fece sfilare in Italia l’Armata rossa non è una consolazione, semmai la vivida fotografia di un partito pronto a darsi come simbolo elettorale un coniglio bianco su sfondo bianco.
L’altra notizia, riportata ieri da Politico, riguarda Donald Trump ed è una cosa che su queste colonne abbiamo scritto, da soli, più volte: nel 2020, a Davos, Trump ha comunicato ai vertici europei che in caso di rielezione alla Casa Bianca avrebbe sciolto la Nato, confidando alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen uno sviluppo minaccioso: «Dovete capire che se l’Europa sarà attaccata, noi non verremo mai ad aiutarvi e sostenervi».
Trump, quindi, non solo voleva liquidare il sistema di sicurezza atlantico che per settantacinque anni ha garantito la pace e la prosperità nel mondo libero, liberando peraltro decine di milioni di persone incarcerate dal totalitarismo comunista sovietico, ma ha anche spiegato all’Europa che la sua America non avrebbe mosso un dito nel caso in cui Putin avesse deciso di annettersi i paesi europei che Mosca aveva colonizzato nel suo passato (e presente) criminale.
Forse adesso è chiaro perché Putin non abbia invaso (su larga scala) l’Ucraina prima del 24 febbraio 2022, stava semplicemente aspettando che il suo pupazzo americano sgombrasse il campo europeo dalla difesa atlantica. Joe Biden e ottantuno milioni di americani, però, hanno cacciato a pedate Trump, una caricatura dell’agente coperto russo a Washington del tipo visto nella serie The Americans.
Fallito il tentativo di colpo di Stato del palazzinaro roscio, Putin ha agito da solo, contando sul disfacimento della tempra americana, decisamente provata dagli anni del declino auto-indotto da Barack Obama e dal successivo caos trumpiano.
Che il Pd abbia deciso di abdicare al suo ruolo di serio difensore dell’occidente democratico proprio nel giorno delle rivelazioni di Politico che mettono in bella mostra la sfida esistenziale che il dittatore russo pone all’Europa, e quindi a noi, è un’ulteriore prova che il Pd, guidato da una leader esterna che ha lanciato con successo un’opa ostile al progetto di una sinistra moderna, è un partito che oggi non esiste più.
Al suo posto, però, non c’è niente, non c’è nessuno, solo aghi di pino e silenzio e funghi, da farci il sugo quando viene Natale. La tragedia italiana è che non c’è un’alternativa credibile nemmeno fuori dal Pd.