di CARLO CANEPA
LA DICHIARAZIONE
Il 9 gennaio il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni ha criticato le dichiarazioni del governo Meloni sull’aumento di «30 mila occupati» in Italia registrato da Istat a novembre. Secondo Fratoianni, gli esponenti del governo non dicono che questo aumento si registra di solito «nel mese prima di Natale» perché «è legato proprio alla stagionalità».
In realtà le cose non stanno così: le rilevazioni Istat sono costruite in modo da escludere gli effetti della stagionalità.
Che cosa dicono i dati Istat
Il 9 gennaio Istat ha pubblicato i dati più aggiornati, ancora provvisori, sull’occupazione in Italia. A novembre scorso, secondo le rilevazioni dell’istituto nazionale di statistica, nel nostro Paese c’erano 23 milioni e 374 mila occupati, 30 mila in più rispetto a ottobre. Rispetto a novembre 2022 gli occupati in più in Italia erano 520 mila.
Istat considera come “occupato” chi tra gli intervistati, nella fascia tra i 15 e gli 89 anni di età, rispetta alcune condizioni: tra le altre, deve aver svolto almeno un’ora di lavoro pagato nella settimana a cui fa riferimento l’intervista, può essere temporaneamente assente da lavoro per ferie o malattia, o può essere in congedo parentale.
I dati di Istat sull’occupazione sono «destagionalizzati». Come spiega l’istituto, questi dati sono «depurati, mediante apposite tecniche statistiche, dalle fluttuazioni attribuibili alla componente stagionale (dovute a fattori meteorologici, consuetudinari, legislativi, ecc.) e, se significativi, dagli effetti di calendario».
«Questa trasformazione dei dati è la più idonea a cogliere l’evoluzione congiunturale di un indicatore», aggiunge Istat. La variazione congiunturale è quella registrata tra i dati di un mese e quelli di un mese precedente. Per intenderci, l’aumento dei 30 mila occupati tra novembre 2023 e ottobre 2023 è una variazione congiunturale.
L’aumento dei 520 mila occupati tra novembre 2023 e novembre 2022 è invece la variazione tendenziale, ossia il confronto tra i dati di un mese e quelli dello stesso mese dell’anno precedente.
Esempi tipici della stagionalità sono il calo della produzione industriale ad agosto, causato dalla chiusura di molte aziende per le ferie estive, oppure l’aumento delle vendite al dettaglio a dicembre per effetto delle feste natalizie. La destagionalizzazione è quel processo con cui si cerca di rimuovere queste variazioni stagionali dai dati per ottenere una visione più chiara e accurata delle tendenze economiche sottostanti.
Nel caso del mercato del lavoro, si cerca di eliminare l’effetto delle stagioni in modo che i dati riflettano meglio l’andamento a lungo termine dell’occupazione, senza essere influenzati da piccole fluttuazioni dovute alle stagioni.
I 30 mila occupati in più stimati tra ottobre e novembre 2023 sono dunque depurati dall’effetto della stagionalità, a differenza di quanto detto da Fratoianni. Tra l’altro, se il segretario di Sinistra Italia avesse ragione, durante ogni mese di novembre si registrerebbe un aumento degli occupati, ma così non è.
I dati del passato mostrano un andamento altalenante. A novembre 2022 gli occupati erano calati di 27 mila unità rispetto a ottobre, mentre a novembre 2021 erano aumentati di 64 mila unità rispetto al mese prima. Andando ancora indietro nel tempo, a novembre 2018 gli occupati erano rimasti di fatto stabili rispetto a ottobre (-4 mila).
Il verdetto
Secondo Nicola Fratoianni, il governo Meloni non dice che l’aumento degli occupati registrati a novembre, ossia nel mese prima di Natale, «di solito è legato proprio alla stagionalità». In realtà le cose non stanno come dice il segretario di Sinistra Italiana.
Secondo Istat, a novembre 2023 in Italia c’erano 30 mila occupati in più rispetto al mese precedente. Questi dati sono destagionalizzati, ossia sono depurati con particolari tecniche statistiche dalle fluttuazioni attribuibili proprio alla componente stagionale.