Toninelli, “non riesco più a prendere il tonno”: l’ultima polemica

di Alessandro Gonzato

La faccenda è seria. 

L’ex ministro Danilo Toninelli, quasi un milione di euro in nove anni di parlamento, non può più permettersi il tonno in barattolo. Fermi: non si ride di queste cose. Oltretutto lo sventurato ha avuto il coraggio di parlarne in un video pubblicato su Facebook.

«Io prima mangiavo il salmone, (…) sapete noi fissati con la palestra… o mangiavo la bresaola. Cancellato tutto: un po’ perché non voglio più mangiare carne né pesce, un po’ perché non è più fattibile. Io non riesco più a prendere neanche il tonno. Avete presente una scatoletta di tonno? Io prima prendevo quello in vetro… ma porca puttana costava due euro e cinquanta! Adesso sono sette! Ragazzi, è una roba devastante».

Toninelli, ex deputato grillino, ex titolare del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti e senatore, indossa una maglietta grigio-Ferragni. Si abbandona al turpiloquio, e c’è da capirlo: un «cazzo» di qua e un «merde» di là. Ma ha il cuore tenero. Si spezza con un grissino.

VISIONARIO

«Faccio tutto quello che posso per aiutare la mia famiglia, tutto». L’ex ministro che vedeva tunnel inesistenti quello del Brennero ancora lo aspettano – conduce una rubrica social che si chiama “Contro informazione”, un’oretta alla settimana in cui fa il maître à penser e se la prende con tutti: fa il gesto dell’ombrello quando parla di Salvini (tiè!) a cui dà del «codardo»; attacca ferocemente il Pd col quale i 5Stelle hanno continuato a governare: dalla Lega ai Dem come si sale e scende dal tram; rivela che all’ex sottosegretario e compagna di partito Laura Castelli non rispondeva nemmeno al telefono; tuona che è «un Paese politicamente imbarazzante» e non lo era quando lui era il braccio sinistro di Conte, si capisce.

Uno spettatore gli scrive: «In Italia siamo governati dagli scemi».

Breve digressione: 17 marzo 2019, Tg2 Motori, Toninelli è in auto con la conduttrice ed esclama: «Avanti con l’elettrico!». Domanda della conduttrice: «Ministro, lei che macchina ha?». Toninelli: «Ho appena comprato una Jeep Compass, diesel». Che cos’è il genio?

È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. L’allora ministro puntò il dito contro Lombardia e Veneto, «le uniche regioni dove sono stati aumentati i pedaggi, prova del mal governo della Lega», e però l’assessore veneto alle Infrastrutture Elisa De Berti rispose che gli aumenti «li aveva firmati Toninelli nelle vesti di membro del governo Conte I, a fine 2018». Torniamo al carrello della spesa.

«Vi ricordate», dice Toninelli al suo pubblico, «quando a fine legislatura (…) io dovevo capire come andare avanti lavorativamente per mantenere me stesso e la mia famiglia, e una delle opportunità era quella di andare a fare il commentatore televisivo. Mi avevano offerto anche 700 euro a puntata, e quindi con 700 di qua e 500 di là i miei 4-5mila euro lordi li avrei portati a casa, e sarei riuscito a pagarmi il mutuo, le bollette, la scuola dei miei ragazzi…».

Niente, Toninelli è integerrimo: «La televisione è una merda!», sbotta, e intanto gli spettatori gli inviano donazioni in tempo reale, chi 10, chi 20, chi 50 euro. Tutto per la sopravvivenza di “Controinformazione”, chiariamo. «Se accettavo la tivù dovevo stare in mezzo a gente di merda, e dopo dieci annidi parlamento e di giornalisti, forse era giunto il momento di chiudere la porta in faccia e farcela con le proprie mani».

Ha detto così. Ha retto due lustri, ha lottato strenuamente contro quella robaccia. Si è turato il naso. Poi 10mila euro al mese non valevano più la candela. Prima però c’era da estinguere un mutuo e accenderne un altro.

Nel mondo dell’informazione Toninelli salva solo Di Battista, «per la geopolitica Orsini», il Fatto Quotidiano, «dicono che parteggia per i 5Stelle ma mi hanno sempre preso a badilate in faccia», e in effetti è un mistero. «Ma come possiamo informarci?», gli chiede un utente. «Io penso che coi libri». Lui ne ha scritto uno, “Non mollare mai – la storia del ministro più attaccato di sempre”.

Ricordiamo parte dell’abstract: «Ci sono sfide di rilancio nel nome della trasparenza e della sostenibilità ambientale, lo sblocco dei cantieri, la battaglia costante contro un sistema clientelare radicato, contro i sensazionalismi mediatici, contro il “collega” Salvini che, in un connubio di propaganda e fake news, inizia la guerra dei porti chiusi».

Che tempi: le manifestazioni grilline al grido di «o-ne-stà, o-ne-stà» e l’abolizione della povertà, con Toninelli in estasi mistica sul balcone di Palazzo Chigi accanto a un Giggino Di Maio trasfigurato. «Non mi sono mai identificato col ruolo che ricoprivo», rivela Toninelli al suo popolo social.

CHE STILE

Durante le dirette è un po’ santone e un po’ si infervora come il mitologico Baffo Da Crema. A volte si fa professore alla Scanzi. Altre gigioneggia, verve alla Bonolis, ritmo di Mentana e di tanto in tanto un riferimento alla “Canna Birra”, che però non sappiamo cosa sia. Ah, dimenticavamo: Toninelli è anche un po’ filosofo, afferma che sa di non sapere, e insomma Toninelli come Socrate.

Attenzione, colpo di scena: «Io quando vedo uno che esce la mattina col capello perfetto, con la riga, con la pochette perfetta, tutto laccato… quando si è molto impegnati… Io da ministro più o meno per prepararmi la mattina e andare a lavorare erano 30 secondi-un minuto… non è che stavo lì a guardare il parrucchino… Se tu sei così precisino, con l’abito senza pieghe, tutto su misura, significa che hai impiegato risorse mentali per farti così…». No, non parla di Conte.

Lo immaginiamo, Toninelli, trafelato come Fantozzi che deve raggiungere la Megaditta. Toninelli bombarda il governo «sull’abolizione del reato d’abuso d’ufficio», sostiene che la Ferragni è un’arma di distrazione di massa per coprire le malefatte meloniane: «Sono tutte cose che con noi gente normale, che la mattina andiamo a lavorare, che ci raccapezziamo mettendocela tutta per tenere tutto assieme, non c’entrano niente». Pare che per aiutare Toninelli sia partita una colletta alimentare, ma noi non ci crediamo. Carne secca e riso, come in Vietnam. E il tonno? Forza Toninelli: non mollare Mao! Pardon, mai!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *