Comprendere verso quali direzioni si stiano orientando i percorsi di marcia delle società contemporanee è un compito decisamente complesso.
Prima di tutto perché le società sono composte da molteplici gruppi sociali, ciascuno dei quali è mosso da specifiche dinamiche. Però, anche perché tali società sono effettivamente complesse, comprendono cioè al loro interno diversi sistemi basati su differenti logiche di funzionamento. Eppure oggi abbiamo più che mai bisogno di capire dove esse stanno andando e di disporre conseguentemente di strumenti di orientamento che possano consentirci di prendere con maggior sicurezza le nostre decisioni.
Gli strumenti di questo tipo sono da sempre poco presenti, forse proprio a causa delle difficoltà che si incontrano nel tentare di metterli a punto. In Italia, a parte i rapporti del Censis, c’è poco altro. Il Censis però per fortuna c’è e produce periodicamente, oltre a parecchi rapporti specifici, un prezioso rapporto annuale sullo stato della società italiana.
Un rapporto che esce solitamente all’inizio di dicembre e fa il punto sull’anno che sta per chiudersi. Nello scorso mese di dicembre, dunque, è stato pubblicato, insieme all’editore FrancoAngeli, il 57° Rapporto sulla situazione sociale del Paese/2023.
Il quadro che complessivamente emerge da questo rapporto è piuttosto fosco. Il Censis descrive infatti una società frammentata, dove le persone non possiedono più dei traguardi condivisi. Una società cioè fortemente individualistica, nella quale ciascuno persegue unicamente i suoi obiettivi personali.
Certo, negli ultimi anni la società italiana ha dovuto affrontare dei problemi particolarmente gravi e le persone hanno probabilmente deciso di preoccuparsi prima di tutto di sé stessi e dei propri cari. Si pensi soltanto agli effetti di una pandemia devastante come quella del Covid-19, in grado di causare milioni di morti nel mondo, alle due guerre scoppiate vicine a noi (Russia-Ucraina e Israele-Hamas), alla crisi climatica, alla carenza di fonti di energia e agli effetti sul potere d’acquisto delle famiglie causati da un’inflazione sempre più galoppante.
In una società fortemente “mediatizzata” come quella in cui viviamo, non è necessario però proporre soltanto degli strumenti di orientamento per capire dove stiamo andando. È necessario anche saper comunicare al meglio tali strumenti. Vale a dire che bisogna creare delle immagini efficaci, dei concetti che siano sintetici e facilmente comprensibili. Il Censis da sempre ci prova, a volte con successo altre volte meno.
Questa volta ha parlato a proposito dell’Italia del 2023 di una società di “sonnambuli”, cioè di una società composta di persone che si rifiutano di vedere i numerosi segnali negativi che si manifestano attorno a loro. Sono vivi e agiscono concretamente, ma sembrano non volersi rendere conto della condizione in cui si trovano. Vivono dunque in uno stato di dormiveglia permanente.
Soprattutto, sembrano non volersi accorgere dei segnali negativi connessi alla problematica situazione a lungo termine che li attende. Hanno una visione di breve termine e concentrata sui problemi del presente, ma si rifiutano di pensare al proprio futuro e alle particolarmente gravi criticità ad esso collegate. Anziché cioè pensare in maniera razionale a quello che potrà succedere, si fanno bloccare da paure ed emozioni dalla limitata prospettiva.
Basti pensare, ad esempio, all’enorme problema demografico che attende una società particolarmente “anziana” come la nostra. Nel 2050, ovvero tra meno di trent’anni, l’Italia avrà 4 milioni e mezzo di residenti in meno rispetto ad oggi. Ci saranno inoltre più di 2 milioni di donne in età feconda in meno e quasi 8 milioni di persone in età da lavoro in meno.
Ciò evidentemente genererà una consistente carenza di lavoratori che determinerà inevitabilmente delle ripercussioni sulla struttura dei costi del sistema produttivo. E anche il sistema di welfare ne risentirà in maniera significativa, dato che anche la spesa pensionistica e quella sanitaria pubblica dovranno fare i conti con le consistenti minori entrate derivanti dai contributi dei lavoratori.
Sarebbe pertanto necessario poter disporre di una lungimirante capacità di programmazione che consenta di affrontare le più problematiche dinamiche di lungo periodo. Invece, i politici solitamente mirano al miglioramento del loro consenso di breve termine.
La risposta a molti di questi problemi dovrebbe probabilmente essere una società multiculturale, cioè con una maggiore apertura delle frontiere, sebbene gestita attraverso un’accorta politica di programmazione. Difficilmente però i nostri politici saranno capaci di perseguire un obiettivo di questo tipo.
Gli italiani lo sanno e forse anche per questo si rifiutano di vedere la realtà che hanno davanti. Si concentrano ostinatamente sul loro “piccolo mondo”. Sono ciechi dinanzi ai foschi presagi che li circondano e ciò gli consente di sentirsi all’interno di una condizione maggiormente sicura e tranquilla sul piano psicologico.
Sono consapevoli d’altronde che l’Italia è un paese in declino (80,1% dei rispondenti), che il clima “è impazzito” (84,0% dei rispondenti), che in futuro potrebbe esserci un numero di lavoratori non sufficiente a pagare le pensioni (73,8% dei rispondenti), che la sanità pubblica potrebbe non essere in grado di curare tutte le persone (69,2% dei rispondenti), ma si preoccupano poco di tutto ciò. Qualcuno cerca qualche consolazione in quello che possono dare le “piccole cose di ogni giorno” (hobby, passioni personali, ecc.), ma comunque i più cercano di non vedere ciò che hanno davanti.
D’altronde, dispongono di ben pochi motivi per sentirsi all’interno di una condizione di vero benessere. Non li trovano più nelle ore dedicate al lavoro e nemmeno in quelle trascorse in un universo che in passato era sempre stato visto come particolarmente gratificante: quello dei consumi.
Dunque, dall’ultimo rapporto preparato dai ricercatori del Censis emerge un quadro complessivamente negativo della condizione in cui si trova oggi la popolazione italiana. Un quadro che qui abbiamo cercato sinteticamente di descrivere, ma che nel rapporto è stato approfonditamente analizzato anche attraverso numerosi dati di supporto. E che può pertanto offrire al lettore di tale rapporto degli ulteriori stimoli di riflessione.