La disarmante (lastampa.it)

Ovvero Elly Schlein, che non vuole più mandare 
armi a Israele, e ignora che già non le mandiamo

Rivolta ai suoi deputati riuniti a Gubbio per escogitare rimedi alle fiamme del pianeta, Elly Schlein ha proposto la sospensione dell’invio di armi a Israele, per rifuggire dal rischio che siano impiegate in crimini di guerra. Un auspicio da non biasimare, e tuttavia meritevole di almeno tre considerazioni. La prima: nei dieci anni compresi fra il 2013 e il 2022, l’Italia ha mandato in Israele armi per 120 milioni di euro, cioè dieci milioni all’anno. Briciole.

E nemmeno armi come le intendiamo guardando al triste guerreggiare dei nostri tempi, bensì tecnologie, equipaggiamenti, sistemi radio, roba così. Le famose armi non offensive. Nello stesso periodo, da Israele ne abbiamo importate per 250 milioni, più del doppio, quindi forse siamo un poco più dipendenti noi da loro che viceversa.

Seconda considerazione: la compravendita di armi è una faccenda, diciamo così, di mercato. Ci sono aziende italiane – non lo Stato italiano – che su richiesta producono e contrattano e non sarà Elly Schlein a interrompere un commercio.

Però – terza e più importante considerazione – non sarà Elly Schlein a interromperlo perché è già stato interrotto. L’8 ottobre, il giorno successivo al terribile attacco di Hamas, l’import/export di armi con Israele è stato sospeso perché, per legge, nessuna azienda è autorizzata a vendere armi ai paesi belligeranti senza un voto parlamentare.

E il voto parlamentare non c’è stato. Pertanto, prima in Israele mandavamo poco, già ora mandiamo niente. Bene, aspettiamo il prossimo suggerimento per portare la pace nel mondo. Questo, in ogni caso, era senz’altro disarmante.

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