di Annalisa Terranova
Alessandro Campi, politologo, editorialista del
Messaggero, analizza il possibile scenario del
confronto tv tra Giorgia meloni e Elly Schlein.
Che dovrebbe svolgersi sotto l’accorta regia di Bruno Vespa stando a quanto dichiarato dall’ad Rai Roberto Sergio al Corriere. Per Campi una cosa è fuor di dubbio: se le due si confrontano in tv, vuol dire che si candidano entrambe.
Come mai tanto rumore per un confronto in tv se ormai gran parte del dibattito si svolge sui social?
Se queste cose fossero in Italia abituali come avviene in altri contesti, penso agli Usa, non ci sarebbe tutto questo clamore. Ma in Italia questi confronti sono estemporanei. Una volta si fanno, una volta non si fanno. Risultano così eventi di grande richiamo, di grande effetto che però non spostano quasi nulla in termini elettorali, non muovono pezzi di opinione pubblica.
E allora perché lo fanno?
Perché un duello televisivo del genere ha come effetto politico una cristallizzazione degli elettorati originari. Insomma così polarizzi lo scontro e chiami a raccolta le rispettive tifoserie elettorali. Non mi aspetto altri risultati a meno di una performance straordinaria di una delle due. Solitamente sono partite che finiscono zero a zero.
Forse a Schlein non conveniva accettare…
Anche Elly Schlein ha la sua convenienza. Per lei l’appuntamento delle europee è una gara di sopravvivenza. Doveva essere l’occasione del grande rilancio. In realtà se andrà bene sarà l’occasione per sopravvivere all’assalto che viene dall’interno del partito, una blindatura contro chi già pensa di silurarla.
E Giorgia Meloni perché sceglie Schlein come avversaria diretta?
Giorgia Meloni ha tutto l’interesse a crearsi una contendente perfettamente speculare a lei in negativo. Un confronto con una rivale di questo tipo le consente di chiamare a raccolta i suoi elettori, nella misura in cui Schlein rappresenta tutto quello che lei valorialmente non è, anche come idea di femminilità.
Quale stile di femminilità incarna Giorgia Meloni?
Lei enfatizza la dimensione materno-familiare. Elly Schlein enfatizza la famiglia fluida, anche per la sua biografia personale.
La conferenza stampa di fine (inizio) anno ha segnato un punto a favore di Meloni. L’avevano dipinta come una premier in fuga, invece…
Non hanno fatto un’analisi seria. Meloni si è temprata nella lotta politica fin da ragazzina e a chi fa politica non fa paura il confronto con l’avversario e quindi questa narrazione di una Meloni in fuga è stato un investimento a perdere. La sua tempra politica non è stata capita dalla sinistra e neanche la novità che rappresenta.
Quale?
La rivincita della vecchia scuola politica, efficace perché spiazzante. Ripropone un modello politico di stampo tradizionale: prima i leader si facevano un vanto di venire dalla società civile, lei invece viene dalla militanza politica. E questo dopo la fallimentare immagine tecnocratica alla Monti e alla Drgahi e dopo il tramonto della leadership populista alla Grillo. E’ chiaro che ora Meloni privilegia l’aspetto istituzionale ma questo non le impedisce di essere diretta con l’avversario. Schlein, che proviene da una dimensione di movimentismo extrapartitico, è l’altra faccia dell’impegno politico.
Schlein userà l’arma dialettica del fascismo?
Sì ma quello è un punto di debolezza. Il richiamo all’antifascismo segna un arretramento. Il Pd prima era un partito-sistema, un partito europeista, punto di riferimento delle tecnoburocrazie ministeriali. Stava al governo anche quando perdeva. Quella dimensione è venuta meno: il Pd è all’opposizione e non distribuisce più potere e ciò ha creato uno smarrimento enorme. Per questo si ritorna al tema fascismo. Hanno una difficoltà oggettiva a trovare un tema unificante. Il pacifismo non si può cavalcare perché ci sono già i Cinqustelle. E così per il tema del lavoro. E così si evoca lo spettro del fascismo alimentato dagli energumeni che fanno il saluto romano. Il problema è quanto questo tema sia pagante sul piano elettorale. Secondo me poco.
Schlein accuserà il governo sull’immigrazione?
Un’altra arma spuntata. In tutta Europa si va verso politiche più rigide sull’immigrazione. La retorica dei porti aperti che la sinistra ama e ha sempre usato è superata.
Allora riproporrà la storia della classe dirigente inadeguata?
Il problema della classe dirigente è più di Schlein che di Giorgia Meloni. Schlein ha blindato la segreteria del Pd con persone che non vengono da quella storia, mettendo tutta gente che prima polemizzava col Pd e adesso pretende di guidarlo. Mi sembra un gigantesco problema.