In che modo la nostra mente ci rende più vulnerabili alla disinformazione?
First Draft ha spiegato alcuni dei concetti cognitivi più importanti per capire perché siamo così facilmente ingannabili. Ogni concetto è accompagnato da una lettura accademica consigliata per chi volesse approfondire.
Conoscere la psicologia della disinformazione (le scorciatoie mentali, le confusioni e le illusioni che ci incoraggiano a credere cose che non sono vere) può insegnarci molto su come prevenirne i suoi effetti dannosi. Attraverso lo studio della psicologia possiamo capire se le correzioni alle notizie false sono efficaci, cosa si dovrebbe insegnare nei corsi di alfabetizzazione mediatica e perché, in quanto esseri umani, siamo vulnerabili alla disinformazione.
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Sebbene questi concetti psicologici siano nati nel mondo accademico, molti hanno iniziato a far parte del linguaggio quotidiano. La “dissonanza cognitiva”, descritta per la prima volta nel 1957, è uno di questi; il “pregiudizio di conferma” è un altro. L’interpretazione errata di questi concetti nelle mani di persone non esperte (o peggio ancora, divulgatori incompetenti) può contribuire a creare nuove forme di disinformazione.
Se giornalisti, fact-checker, ricercatori, conduttori e influencer che parlano di disinformazione non conoscono o non capiscono questi processi psicologici, rischiano di diventare essi stessi parte del problema.