Flick: «L’abuso d’ufficio va abolito, assurdo farne un reato-spia» (ildubbio.news)

di Errico Novi

Intervista al presidente emerito della Consulta: 

«Ottima notizia l’arrivo degli avvocati negli uffici di Via Arenula: la collaborazione tra avvocatura e magistratura è la strada indicata dal Colle»

Rispetto ed equilibrio. Nei rapporti fra politica e magistratura, innanzitutto. È questa l’unica strada possibile, secondo Giovanni Maria Flick. E per il presidente emerito della Corte costituzionale, il discorso coinvolge tutti. Incluso il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, che ha infranto la prassi secondo cui il vertice di Palazzo dei Marescialli non critica le consiliature precedenti. Ma l’auspicio di una “pace tra poteri” espresso da Flick chiama in causa anche l’eccessivo numero dei magistrati fuori ruolo. Che, osserva il guardasigilli del primo governo Prodi, «a volte sembra placare, nella politica, l’ansia di procurarsi una polizza assicurativa. Non è con l’arruolamento di magistrati nelle amministrazioni che si promuove il rispetto e l’equilibrio tra i poteri». Ed è invece «ottima», per Flick, la notizia di un contributo, negli uffici di via Arenula, degli avvocati: «È coerente con la collaborazione nella giustizia sollecitata dal presidente della Repubblica».

Andiamo con ordine. Il vicepresidente del Csm Pinelli ha rivendicato i “meriti” del suo plenum e criticato il precedente Consiglio. Una frattura simile, pur attenuata dalle successive precisazioni, è sostenibile?

Non entro nel merito di quanto avvenuto. Mi limito a dire che ho sempre apprezzato l’orientamento di rispetto dell’istituzione da parte del Consiglio superiore relativamente all’operato dei predecessori: è giusto e doveroso proporre valutazioni sull’attività della consiliatura in corso, ma sul passato, finora, ci si era astenuti dall’esprimere giudizi. Scelta assolutamente opportuna. Dov’è la necessità di relazionare sulle consiliature precedenti?

Anche perché il Csm è a propria volta presieduto dall’organo costituzionale per eccellenza, il Capo dello Stato.

È anche per tale ragione che mi sembra sbagliato aprire polemiche sul passato dell’istituzione, che è sempre e comunque guidata dal presidente della Repubblica.

E Mattarella, negli appelli per un riscatto della magistratura, era stato, negli scorsi anni, instancabile.

Il presidente Mattarella, nel discorso d’insediamento del febbraio 2022, anziché ribadire l’elogio della magistratura espresso in passato, ha ritenuto di dover rivolgere un richiamo affinché l’ordine giudiziario rafforzasse lo spirito di collaborazione istituzionale, innanzitutto riguardo alla necessità che magistratura e avvocatura rafforzino la loro collaborazione.

Le critiche al “vecchio” Csm si aggiungono ai pesanti attacchi rivolti alle toghe dalla politica.

Ed è preoccupante, direi, che dalla politica partano attacchi a un altro potere dello Stato, cioè all’ordine giudiziario, nello stesso momento in cui si propone una riforma che incide pesantemente sull’equilibrio dei poteri. Il premierato sottrae alcune fondamentali prerogative al presidente della Repubblica per trasferirle al Capo del governo: mi riferisco innanzitutto allo scioglimento delle Camere e alla nomina del presidente del Consiglio. Un’altra proposta di modifica costituzionale interviene in modo radicale sul rapporto fra Stato centrale e autonomie aprendo molti problemi. In un momento del genere trovo allarmante la sempre maggiore virulenza degli attacchi alla magistratura. Soprattutto per il loro carattere indiscriminato e generico.

A cosa si riferisce?

Al fatto che se ci dovessero essere esondazioni di alcuni magistrati, allora andranno perseguite nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione. Mi pare fuori luogo un attacco alla magistratura per il ruolo di supplenza che svolge per lo più nei casi in cui il legislatore è in ritardo. Allo stesso modo vanno evitate le controffensive che troppo spesso provengono da alcuni esponenti dell’ordine giudiziario. Non mi interessa stabilire di chi è la colpa: tra politica e magistratura, tra le istituzioni in generale, serve comunque rispetto. Hanno tutte pari dignità.

A proposito di esondazioni: la riforma prevede che il limite dei magistrati fuori ruolo si riduca da 200 a 180: è sufficiente?

Intanto ho sempre trovato criticabile la prassi del passato per cui il distacco dei magistrati avveniva in virtù di circolari del Consiglio anziché con legge. La Carta stabilisce che la giustizia è tra le materie in cui prevale la riserva di legge. Dopodiché, se il limite dei magistrati fuori ruolo passa da 200 a 180, direi che non si può ricavarne una volontà di ridurre effettivamente gli incarichi oggi conferiti. Vede, nelle motivazioni stesse delle richieste dei ministeri o nelle delibere con cui il Csm conferisce i distacchi, servirebbe meno enfasi: dire che un certo incarico contribuisce alla formazione del giudice o alla legalità della pubblica amministrazione mi pare un po’ curioso, se non offensivo. Mi fa pensare che si ragioni casomai con la logica del “mettiamoci tranquilli”.

La politica arruola toghe per non farsi inquisire?

Mi pare che dietro la folta presenza di magistrati nelle amministrazioni ci sia anche questo discorso, veramente inappropriato. Il “mettiamoci tranquilli” risponde alla stessa logica che paralizza spesso gli amministratori. Sappiamo bene come la cosiddetta paura della firma sia uno dei motivi principali che hanno favorito la soppressione dell’abuso d’ufficio.

E lei è d’accordo con l’addio a quel reato?

Ho trovato fuori luogo l’obiezione mossa proprio dalla magistratura, secondo cui l’abuso d’ufficio sarebbe necessario per scoprire altri reati. Non mi pare accettabile. Sarebbe meglio tornare alla Costituzione. Che indica in primo luogo nella responsabilità contabile e nel procedimento disciplinare le giuste forme di controllo dell’attività amministrativa.

Non si può ricondurre tutto all’alveo del penale.

Assolutamente. Si è consolidata, in diverse amministrazioni, la prassi di sottoporre alla Procura competente per territorio le bozze dei bandi di gara, prima di adottarli. Sarebbe questa la strada per sottrarsi all’accusa di abuso d’ufficio? Mi pare proprio di no. Situazioni del genere confermano l’eccessiva indeterminatezza di quella fattispecie, e che le diverse riforme a cui l’abuso d’ufficio è stato sottoposto negli ultimi anni non sono bastate a sciogliere il nodo. Anche per questo sono discutibili le critiche all’abolizione dell’articolo 323. E ripeto: l’equilibrio non si raggiunge con il distacco dei magistrati nelle amministrazioni adottato come se fosse una polizza assicurativa.

Almeno a via Arenula, si realizza finalmente la sinergia tra avvocati e magistrati: è di poco fa la notizia dell’accordo tra ministero e Cnf.

Ottima notizia. La pluralità degli apporti, in particolare negli uffici legislativi, è indispensabile. Nonostante alcuni settori dell’avvocatura alimentino a volte un’eccessiva e generica polemica nei confronti del giudice e persino della Corte costituzionale, ferma restando la piena libertà e costruttività della critica per la democrazia. Ribadisco l’idea che invece mi pare risolutiva, in una fase del genere: seguire il richiamo del presidente della Repubblica a una più intensa collaborazione fra avvocati e magistrati. Ecco perché la scelta del ministero mi pare condivisibile. Il dialogo è l’unica strada, per un sistema democratico. Devono ricordarlo sempre, la politica, quando assume posizioni che riguardano gli altri poteri, a cominciare dal potere giudiziario; e la magistratura nella sua realtà e vita associativa.

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