L’ultradestra francese di Marechal e Zemmour entra nella famiglia politica dei conservatori europei.
Questo riduce l’agibilità politica di Ecr in termini di trattative e rapporti con i popolari, ma apre la competizione a destra tra Meloni e Salvini. Conversazione con l’editorialista del Corriere della Sera, Antonio Polito
Reconquete! entra nel gruppo dei conservatori e riformisti europei. La famiglia politica presieduta da Giorgia Meloni accoglie l’ultradestra francese di Eric Zemmour e di Marion Marechal. E questo è un fatto politico rilevante. Sì, perché in vista delle elezioni europee Ecr si allarga.
In realtà, però, questa operazione può essere “elettoralmente premiante, ma politicamente sbagliata”. L’analisi consegnata alle colonne di Formiche.net è di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.
Con questo ingresso Ecr non avrà un maggior peso politico?
Politicamente questa operazione è limitativa. Ma è evidente che la natura sia diversa. Meloni in questo modo ha di fatto aperto una forte competizione a destra, con il gruppo Identità e Democrazia.
Di cui fa parte Matteo Salvini, leader della Lega.
Esattamente. Ed è per questo che il vero senso dell’ingresso della destra di Zemmour è da ricercarsi in ottica elettorale e non strettamente politica. Un po’ come il Pci che non voleva nemici a sinistra, Meloni non vuole nemici a destra.
Cosa toglie, in termini di agibilità politica, l’ingresso di Reconquete! all’Ecr?
Più che all’Ecr toglie a Meloni. È in qualche modo una regressione politica del premier. Se infatti fino a oggi aveva intrapreso un percorso di moderazione, verso una prospettiva più europeista e di alleanza con i popolari. Adesso mi sembra che questo percorso sarà per lo meno più impervio.
Secondo lei quindi i conservatori non potranno ambire a diventare l’ago della bilancia del Parlamento Europeo?
È molto improbabile. Immaginare una maggioranza senza socialisti e popolari è numericamente impossibile. A questo si aggiungono tanti problemi sulle alleanze determinati da forti conflitti interni. E il caso della Polonia è emblematico: i conservatori sono acerrimi nemici dei popolari. Sarebbe difficile immaginare un’alleanza tra Ppe e Ecr tout court.
Quindi che cosa accadrà?
Lo scenario più probabile è che la nuova maggioranza Ursula contempererà non tanto l’Ecr, quanto più Giorgia Meloni (come espressione di Fratelli d’Italia). D’altra parte lei ha ribadito a più riprese che sosterrà la candidatura della popolare.
Conviene anche a von der Leyen.
Certo. Il 2019 insegna. senza i voti del Movimento 5 Stelle non ce l’avrebbe mai fatta a diventare presidente della Commissione. Per cui, a von der Leyen anche dopo queste elezioni serviranno i voti di Meloni per garantirsi una maggioranza solida che la metta al riparo da “imboscate”.
L’indicazione del presidente della Commissione deve essere fatta dai capi di governo. Non c’è il rischio di creare un corto circuito politico?
Infatti non sarà una maggioranza politica. Meloni sosterrà von der Leyen ma politicamente l’Ecr starà con la destra. Per lo meno questa mi sembra la prospettiva politica più verosimile. Ratificare la presidenza è un conto, il voto e l’attività parlamentare a livello europeo è tutt’altro.
Secondo lei conviene a Meloni candidarsi alle Europee in prima persona?
Sarebbe un guanto di sfida lanciato a Salvini, direi quasi un atto ostile. Se elettoralmente una sua candidatura potrebbe senz’altro favorire un affermazione del suo partito – farebbe “cappotto” – d’altra parte non si possono non prendere in considerazione gli effetti che una scelta come questa avrebbe in termini di equilibri interni.