di CARLO CANEPA
MOVIMENTO 5 STELLE
Dice che il Contratto di governo tra Movimento 5 Stelle e Lega non voleva eliminarle. Ma è vero il contrario
Il 10 febbraio Breaking Italy, uno show online condotto da Alessandro Masala, ha pubblicato su YouTube l’intervista integrale fatta il 27 gennaio al Teatro Dal Verme di Milano al presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. La guerra in Ucraina è stato uno dei temi su cui Masala ha fatto più domande a Conte.
A un certo punto dell’intervista l’ex presidente del Consiglio ha negato che il Contratto di governo firmato a maggio 2018 da Movimento 5 Stelle e Lega, per dare vita al primo governo Conte, proponesse di eliminare le sanzioni contro la Russia, introdotte nel 2014 dopo l’annessione illegale russa della Crimea. «No no, non era scritto così nel Contratto di governo.
Non era così assolutamente», ha detto con convinzione il presidente del Movimento 5 Stelle, ribattendo a una domanda di Masala. Secondo Conte non c’era scritto: «Togliamo le sanzioni», ma: «Lavoriamo per poter superare questa situazione». Le cose però non stanno così: il presidente del Movimento 5 Stelle dimentica quello che c’era scritto nel Contratto di governo con la Lega.
Il Contratto è stato firmato a maggio 2018, dopo due mesi dalle elezioni politiche, dall’allora capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio e dal segretario della Lega Matteo Salvini. In 30 sezioni il testo elencava gli obiettivi del governo supportato dai due partiti che si sarebbe insediato il 1° giugno 2018, sotto la guida di Conte.
Il 18 maggio 2018 più del 94 per cento degli iscritti al Movimento 5 Stelle ha approvato l’accordo di governo con la Lega, rottosi poi nell’estate 2019 con la crisi che ha portato alla nascita del secondo governo Conte, sostenuto dal Movimento 5 Stelle, dal Partito Democratico, da Italia Viva e da Liberi e Uguali.
Nella parte dedicata agli “Esteri”, il Contratto di governo diceva esplicitamente: «È opportuno il ritiro delle sanzioni imposte alla Russia, da riabilitarsi come interlocutore strategico al fine della risoluzione delle crisi regionali (Siria, Libia, Yemen)» (Immagine 1).
Le sanzioni economiche contro la Russia erano state introdotte nel 2014 dall’Ue e sono state ampliate da febbraio 2022 in poi, con l’invasione russa dell’Ucraina.
Secondo l’accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega, l’eliminazione delle sanzioni era necessaria per avviare «una apertura alla Russia, da percepirsi non come una minaccia ma quale partner economico e commerciale potenzialmente sempre più rilevante». Secondo i due partiti, il Paese guidato dal presidente Vladimir Putin non costituiva «una minaccia militare», ma anzi, era «un potenziale partner per la Nato e per l’Ue».
Lo stesso programma elettorale del Movimento 5 Stelle in vista del voto di marzo 2018 prometteva che le sanzioni alla Russia sarebbero state eliminate. «Il Movimento 5 Stelle lavorerà per il ritiro immediato delle sanzioni imposte alla Russia e per il rilancio della cooperazione con quello che considera un partner strategico fondamentale», si legge nel programma (Immagine 2).
Il 5 giugno 2018, nel suo discorso per ottenere la fiducia alla Camera, Conte ha parlato delle sanzioni alla Russia. «Saremo fautori di una apertura verso la Russia. Una Russia che ha consolidato, negli ultimi anni, il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa», ha detto in quell’occasione il presidente del Consiglio.
Al di là delle promesse, come ha ricordato correttamente Conte nella sua intervista a Breaking Italy, il suo primo governo ha comunque sempre votato in sede europea per mantenere in vigore le sanzioni contro la Russia, pur ribadendo i propri dubbi su questo strumento.
Per esempio, a ottobre 2018, nella sua prima visita in Russia, Conte ha incontrato Putin e gli ha detto che le sanzioni «non sono un fine ma uno strumento, da superare il prima possibile», una posizione ribadita a luglio 2019, durante la visita di Putin a Roma.