Vaccini e giornalismo a tesi (butac.it)

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Qualche precisazione sui due servizi di Report 
sui vaccini andati in onda

In un panorama mediatico come quello italiano dove la distinzione tra informazione accurata e misinformazione diventa sempre più sfumata, il giornalismo pubblico dovrebbe aiutare i cittadini a orientarsi in quella che viene definita “infodemia”. E invece, anche ieri, in questo caso grazie alla redazione di Report, il pubblico a casa si trova ancora più spaesato. Il servizio sui vaccini andato in onda riporta infatti una narrazione preconcetta, quello che da anni chiamiamo giornalismo a tesi, senza nemmeno aver contattato le aziende coinvolte.

Questo modo di fare, che ben conosciamo avendolo trattato più volte in passato, riporta per l’ennesima volta in auge il dibattito su un tema cruciale: il bilanciamento tra il giornalismo critico e la necessità di un’informazione equilibrata e basata su dati concreti.

Nella puntata dell’11 febbraio 2024 in realtà sono stati due i servizi a tema vaccini, il primo dedicato al vaccino anti-COVID di Astrazeneca e il secondo più concentrato su Pfizer.

Premessa

Non abbiamo nulla da dire sul servizio da cui la redazione di Report è partita, cioè il servizio di giornalismo investigativo Follow The Doses: è tutto documentato, ci sono vaccini che sono stati inviati in Paesi poveri a pochissimi mesi dalla scadenza, lasciando che fossero loro a doversi occupare dell’eventuale smaltimento. Vedremo però tra poco che uno dei motivi dietro al massiccio inutilizzo di un vaccino non è da imputarsi ad altro se non alla cattiva informazione fatta circolare durante la pandemia.

AstraZeneca

Il primo dei due servizi s’intitola Il vaccino scomparso, e sulla pagina della trasmissione è così riassunto:

Dopo che sono emersi sulla stampa dei rari ma gravi effetti avversi, il vaccino Astrazeneca è silenziosamente sparito dai centri vaccinali di tutta Europa. L’Italia ne aveva comprato 40 milioni di dosi, ne ha somministrato poco più di 12, 10,5 milioni sono scadute, mentre il resto lo ha donato ad altri paesi, soprattutto a medio e basso reddito. Quale impatto ha avuto questa storia sulla multinazionale anglo-svedese Astrazeneca? E sulle famiglie delle vittime? A distanza di tre anni sono tante le domande rimaste irrisolte sulle responsabilità del disastro comunicativo di quei mesi.

Non è che AstraZeneca sia scomparso silenziosamente: il vaccino è scomparso dall’offerta vaccinale a causa della campagna mediatica che gli è stata fatta contro, grazie a giornalisti che avevano molto più interesse a fare sensazionalismo che corretta informazione. Quello del sensazionalismo giornalistico durante la pandemia è stato uno dei principali problemi a livello informativo.

Grazie a campagne partite da marzo 2021 sono state via via smesse le somministrazioni. Esiste anche uno studio specifico che ha collegato quelle sospensioni – decise senza che ve ne fosse reale motivo a sostegno – all’incremento dell’esitanza vaccinale, anche in Paesi in cui il vaccino AstraZeneca non era stato sospeso. Studio che si apre con questo abstract:

Utilizzando i dati sull’accettazione dei vaccini in otto paesi occidentali ottenuti su base giornaliera, mostriamo che queste decisioni – e le notizie ad esse associate – hanno diminuito l’accettazione pubblica dei vaccini in diversi paesi e parte di questa diminuzione è avvenuta in risposta alle sospensioni in altri paesi.

Lo studio riporta nelle sue conclusioni:

I risultati forniscono quindi una dimostrazione nel mondo reale di come le preoccupazioni sugli effetti collaterali in alcuni paesi possano diminuire l’accettazione del vaccino in altri paesi nel contesto della pandemia di Covid-19, creando un effetto a catena a livello internazionale dalle decisioni nazionali.

Avete letto con attenzione?

Le preoccupazioni sugli effetti collaterali, non le prove, ma solo l’idea che possano verificarsi effetti collaterali gravi basta a decretare l’insuccesso di un prodotto. Prodotto che ad oggi avrebbe tutte le autorizzazioni a essere somministrato, ma che grazie a campagne mediatiche che hanno fatto leva sulla paura e il sensazionalismo non è più ritenuto sicuro dai cittadini a cui la somministrazione andrebbe fatta.

Paura e sensazionalismo che ritroviamo nel servizio di Report quando passano a parlare di VITT. Sia chiaro, la trombosi con trombocitopenia indotta dal vaccino è reale, non è una bufala, ma è rara, come riportato su DottNet:

La VITT è rara, con un’incidenza di 14,9 per milione dopo la prima o sconosciuta dose di vaccino contro il covid-19 e 1,8 casi per milione dopo la seconda dose.

Numeri che non devono spaventare, specie considerando che una volta che la patologia è nota esistono modi per trattarla senza che porti a conseguenze fatali.

Quantità di dosi e copertura vaccinale

Noi non siamo esperti di sanità pubblica, e speriamo che qualcuno che lo è si occupi delle affermazioni riportate in trasmissione. Quello che possiamo dire, rispetto ai numeri riguardanti il nostro Paese, è che l’acquisto di 12 milioni di dosi annuali previste dai contratti con Pfizer, viste le linee guida che prevedono circa 20 milioni di persone a cui sarebbero raccomandati i vaccini, non è sproporzionato.

Si trattava di coprire almeno il 60% della popolazione eleggibile, un target minimo per un Paese che aspira a mantenere alti standard di salute pubblica. Il problema è la campagna vaccinale delle ultime stagioni che stenta a decollare. Basta vedere i dati degli altri Paesi europei con cui normalmente ci confrontiamo per rendersene conto. Da loro la campagna vaccinale 2023-24 ha altri numeri, decisamente più alti che in Italia.

Riportava Sanità33 a metà gennaio 2024:

La mancata organizzazione, secondo la presidente della Siti, è tra i motivi per cui la campagna vaccinale condotta in autunno in Italia non ha dato i risultati sperati. “Il fatto di avere l’obiettivo di raggiungere capillarmente la popolazione, ma in maniera non controllata, ha fatto sì che ci fosse probabilmente una divisione di responsabilità che non ha portato ai risultati sperati”, ha evidenziato Siliquini, secondo la quale “con questa guida vogliamo assumerci, come igienisti e come dipartimento di prevenzione, la responsabilità del governo della distribuzione dei vaccini, attraverso elementi quali l’approfondimento sul ruolo che i medici di medicina generale, i pediatri, le farmacie e le case di comunità possono avere all’interno del sistema vaccinale”.

Efficacia del vaccino e varianti virali

L’efficacia del vaccino, spesso soggetto a critica, deve essere valutata con un approccio differenziato che tenga conto delle varianti virali e dei diversi contesti di applicazione. Gli esperti di malattie infettive confermano che il vaccino rimane un baluardo fondamentale per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione, salvando migliaia di vite e prevenendo forme gravi della malattia, inclusi i casi di long Covid. Come spiegato da Francesco Vaia a Repubblica a dicembre 2023:

“Per gli anziani il vaccino deve diventare uno stile di vita“. Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione Sanitaria del ministero della Salute, non ha dubbi su quale debba essere il ruolo delle vaccinazioni nella vita di un over 65: uno strumento “salvavita”. Non solo contro il Covid-19 e l’influenza, ma anche contro la polmonite da pneumococco, il Fuoco di Sant’Antonio, e il virus sinciziale; patologie che presentano elevati livelli di morbilità e possono essere molto gravi in età avanzata, e che, inevitabilmente, pesano sulla spesa sanitaria nazionale, considerato soprattutto l’aumento dell’aspettativa di vita.

Servizi come quello di Report invece portano la gente a non fidarsi, a non seguire i consigli dei medici, e a far di testa propria senza avere le competenze per prendere le decisioni migliori per la propria salute. Solo nell’ultimo mese in Europa ci sono state quasi tremila morti collegate all’infezione da SARS-COV-2, tremila morti che in molti casi si sarebbero potute probabilmente evitare.

Effetti avversi e responsabilità mediatica

Nel parlare di effetti avversi dei vaccini sarebbe importante come dicevamo in apertura un’attenzione equilibrata, evitando generalizzazioni che possano, come abbiamo visto poco sopra, alimentare paure infondate. È essenziale considerare il contesto più ampio, inclusi i benefici indiscutibili dei vaccini nel prevenire malattie gravi e mortali, come dimostra il caso del vaccino contro l’HPV e la prevenzione del tumore all’utero.

I vaccini possono, come tutti i medicinali (ma anche come tutti i prodotti di qualsivoglia genere che interagiscono col nostro corpo) avere controindicazioni e causare reazioni avverse di vario genere. La farmacovigilanza serve appunto a monitorare queste reazioni. Senza vaccini la nostra aspettativa di vita sarebbe decisamente ridotta.

Di effetti avversi dei vaccini anti-Covid su BUTAC abbiamo parlato fino alla noia.

Costi, trasparenza e ruolo delle aziende farmaceutiche

Su questo punto non possiamo dire molto, riteniamo che il tema dei costi e della trasparenza contrattuale richieda una discussione aperta al cui tavolo dovrebbero partecipare in tanti, in primis operatori del settore e governanti.

Le aziende  farmaceutiche hanno sicuramente fatto grandissimi guadagni grazie alla pandemia, nessuno lo nega. Guadagni realizzati anche grazie agli ingenti investimenti messi a disposizione dai Paesi ricchi affinché si portasse avanti la ricerca di cure che contrastassero la pandemia nei tempi più brevi possibili. Investimenti che possono sembrare esagerati agli occhi del comune cittadino, ma che sono serviti ad evitare l’ecatombe che probabilmente ci sarebbe stata senza quella ricerca tempestiva.

La collaborazione tra enti pubblici e privati, se gestita con trasparenza e responsabilità, può rappresentare la chiave per affrontare efficacemente le sfide sanitarie del futuro. Ed è proprio su questo che si stanno scrivendo e approvando linee guida sia in seno all’Unione Europea che all’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Concludendo

Per fare chiarezza su un tema che vede fazioni diverse polarizzarsi tantissimo, sarebbe fondamentale avere un approccio critico ma equo, basato su dati scientifici e su un’analisi accurata delle fonti. Solo così riteniamo sia possibile navigare attraverso la misinformazione e la disinformazione intenzionale, e contribuire a un dibattito costruttivo sull’importanza della vaccinazione per la salute collettiva.

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