di Caterina Giusberti
A San Giorgio di Piano, nel bolognese, venerdì sera la proiezione de “Il testimone”.
E stasera si replica. Il sindaco: “Censurare è un megafono”
BOLOGNA – Finito il film, c’è l’inevitabile dibattito. Che inizia negando il massacro di Butcha: “Il tribunale dell’Aia – viene detto al microfono – ha dichiarato che su quei venti episodi che gli ucraini volevano imputare alla federazione russa non ci sono prove. Quindi amen, arrivederci e grazie. Smitizziamo anche questo. Persino il tribunale dell’Aia dice che quello che dicono gli ucraini su alcuni massacri non è verificato”.
Nel giorno della morte di Alexei Navalny, l’oppositore numero uno di Putin, scomparso nella prigione polare in cui il capo del Cremlino l’aveva confinato, nel piccolo Comune di San Giorgio di Piano, alle porte di Bologna, va in scena il film della propaganda russa. Non solo.
A commentarlo, intervengono Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso, identificati come “giornalisti e corrispondenti dal Dunbass”. Tanto per farsi un’idea, Lucidi è lo stesso che a febbraio 2022 rispondeva così al tweet in cui la premier Giorgia Meloni condannava l’attacco russo: “Meritate la ghigliottina voi e tutti i sostenitori del regime ucraino”.
Il primo cittadino Pd, Paolo Crescimbeni, che gli ha concesso la sala, ha risposto alle polemiche con un comunicato in cui condanna qualsiasi censura: “Lo spazio è stato concesso dagli uffici sulla base di regolare richiesta presentata da un cittadino sangiorgese.
Dopo che è emerso il contenuto dell’iniziativa, che non era evincibile dalla domanda, l’amministrazione si è interrogata a lungo sia sull’opportunità di permettere lo svolgimento dell’evento che sulla legittimità di quest’ultimo giungendo alla conclusione che pur confermando una distanza siderale dall’approccio e dal contenuto propagandistico del film non sussistono motivazioni giuridiche valide per vietarne la proiezione”.
Quanto all’opportunità politica di farlo, la giunta spiega, “come già successo per un documentario che poteva veicolare informazioni pericolose sui vaccini” di aver preferito astenersi dal veicolare “un pericoloso principio di vaglio preventivo dei contenuti da parte della parte politica in carica”. E ribadisce: “Ogni tentativo di censura rischia di costituire un involontario ma efficace megafono”.
La scelta compiuta, conclude la giunta, “ha costituito l’esito di un’approfondita e sofferta riflessione maturata in seno al gruppo consiliare che ha tenuto anche in considerazione il precedente impegno all’accoglienza e i rapporti anche personali di molti amministratori con profughi e i residenti italiani e ucraini profondamente colpiti dal conflitto”.
Il sindaco di Bologna Matteo Lepore a gennaio aveva chiesto di annullare la proiezione del film prevista in un centro sociale di Bologna, Villa Paradiso. E anche a Modena, il primo cittadino Gian Carlo Muzzarelli aveva revocato la concessione di un sala per una mostra-conferenza sulla “ricostruzione” della città russa di Mariupol.
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