Che cosa s’intende, al tempo dei social network, per “discorso pubblico”? Chi ne fa parte?
A partire dal XVIII secolo il discorso pubblico ha coinciso con l’opinione pubblica, quella che legge i giornali e i libri, che frequenta convegni e luoghi d’arte. E’ il momento di chiedersi: il variegato e caotico popolo della rete che spesso si lascia trascinare da suggestioni e luoghi comuni spalancando la porta a notizie false e inverosimili o a ingenui manicheismi, fa parte dell’opinione pubblica?
Alcuni intenzionalmente, altri inconsapevolmente, diffondono verità di comodo, denunciano complotti, negano l’evidenza dei fatti storici, delle leggi della fisica e della biologia. In buona misura questa moltitudine frastagliata rappresenta, “una massa resa insicura e guidata dall’angoscia, che facilmente si fa monopolizzare dalle forze nazionaliste e razziste” (Byung-Chul-Han). Costoro concorrono alla composizione del discorso pubblico al pari degli “ottimati” oppure sono soltanto la versione moderna della plebe e del sottoproletariato?
Prima di esprimere un giudizio sull’opinione di massa, vale la pena di sottolineare che con la nascita dei social network, appena quindici anni fa, per la prima volta nella storia del genere umano, un terzo dei suoi componenti ha “preso la parola” nella sfera del dibattito pubblico.
La comunicazione da molti-a- molti (4,3 miliardi di persone) è una rivoluzione più che epocale: termini come opinione pubblica, masse, popolo della rete, folle, gente si rivelano sempre più inadeguati per descrivere questo rassemblement atomizzato e magmatico che assume un identità precisa solo all’interno di un circuito commerciale sotto la veste di consumatori, utenti, audience, target, followers, influencer … leggi tutto