di Salvo Palazzolo
"Paolo era appoggiato a una colonna del chistro della Chiesa di San Francesco - sono le parole di Maria Falcone - era appna finita la messa del trigesimo di Giovanni, mi disse: "State calmi perché sto cercando di arrivare... state tranquilli, ci riusciremo.
Cosa aveva scoperto Paolo Borsellino un mese dopo la morte dell’amico Giovanni? Una traccia per arrivare agli assassini? Oppure la trattativa fra un pezzo dello Stato e i vertici della mafia, come ipotizza la sentenza di Palermo?
Dall’archivio del Consiglio superiore della magistratura, riemergono i verbali segreti della terribile estate del 1992, l’estate delle stragi di Capaci e di via D’Amelio, oggi è il 28esimo anniversario della bomba che uccise Borsellino e cinque agenti.
Nelle 1.400 pagine adesso diventate pubbliche, ci sono gli sfoghi dei pm di Palermo per le carenti misure di sicurezza (“Siamo pronti a morire la lo Stato deve fare la sua parte”), poi i veleni del palazzo di giustizia, e ci sono soprattutte le ultime confidenze di Paolo Borsellino, che oggi sono uina traccia importante. […]
“Sto cercando di arrivare” disse Borsellino a Maria Falcone. Abbiamo riletto questo passaggio dell’audizione (risale al 31 luglio 1992) con la sorella del giudice, che ha subito ricordato: “Paolo mi disse parole ancora più precise: Sto arrivando a trovare delle cose, atro che Tangentopoli e Tangentopoli”. […]