QUESTA NON È UNA STORIA PER DONNE: “LA SPIA CHE AMAVA” (minimaetmoralia.it)

di Chiara Mogetti

La prima spia di cui abbia mai sentito parlare 
è stata Mata Hari, danzatrice “esotica” olandese 
che lavorò al soldo (forse) di Germania e Francia 
durante la Prima guerra mondiale. 

Il suo travestimento consisteva nell’abilità di svestirsi ad arte, nei contesti giusti e davanti alle persone giuste, le quali finivano poi a loro volta per scoprire i propri segreti. Mata Hari era affascinante e (forse) doppiogiochista. Incarnava, così, l’“essenza della femminilità”: misteriosa, seducente, doppia, volubile, incline al tradimento e alla manipolazione.

Le qualità che rendevano il suo profilo interessante per le attività di spionaggio erano le stesse che la condannarono alla riprovazione e poi, di fatto, alla morte. Quando lessi la sua storia avevo forse otto anni ed era il modello di donna adulta più interessante che mi fosse stato presentato fino a quel momento. La sua vita era compresa in una raccolta di brevi biografie illustrate intitolata a La vita avventurosa delle donne famose.

Non sono più stata in grado di recuperare il libro, ma mi sembra di ricordare che, tra le altre, si raccontasse anche la storia di Medusa, quella dei serpenti al posto dei capelli. Siamo di fronte a una scelta interessante o a un falso ricordo ancor più significativo.

È appena uscita per 21lettere la biografia di un’altra spia famosa, che certamente ha vissuto una vita avventurosa: Krystyna Skarbek, aka Christine Granville … leggi tutto

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