Capire Genova ci aiuta a pensare al futuro della nostra politica (internazionale.it)

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La pagina di Wikipedia dedicata ai 
fatti del G8 di Genova è impostata come 
il racconto di una battaglia. 

Sono indicati gli schieramenti contrapposti: da una parte l’arma dei carabinieri e la polizia di stato, dall’altra il Genova social forum. I rispettivi comandanti: Vincenzo Canterini e Francesco Colucci versus Vittorio Agnoletto e Luca Casarini. E le perdite – per gli attivisti: una vittima (Carlo Giuliani).

Che Wikipedia ricordi così quello che successe esattamente quindici anni fa, tra il 19 e il 21 luglio del 2001, non è singolare. La memoria di quell’evento epocale è la memoria di una battaglia, persa. E i nomi che la puntellano sono quelli del ricordo di un massacro: Diaz, Bolzaneto, piazza Alimonda. Per molti basta semplicemente evocarli per sentire l’odore del gas lacrimogeno, il rumore angosciante degli elicotteri.

Nonostante il grande racconto collettivo che si è fatto di Genova 2001, quello che accadde prima, durante e dopo il G8 è ancora il grande rimosso della politica italiana.

Da un punto di vista giudiziario la condanna delle violenze feroci delle forze dell’ordine è stata del tutto insufficiente, con una minimizzazione delle colpe individuali e una schifosa indulgenza su quella che Amnesty international definì “la più grave violazione dei diritti umani occorsa in una democrazia occidentale dal dopoguerra”: la notizia di dieci giorni fa della multa di 47 euro comminata al carabiniere Massimo Nucera, che aveva dichiarato al tempo un falso tentato omicidio da parte di un manifestante (fingendo di essere stato accoltellato, aveva mostrato il suo giubbotto lacerato), è il simbolo della sostanziale autoassoluzione dei corpi di polizia dello stato … leggi tutto

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