Le manovre per far entrare i grillini nel gruppo socialista europeo, e altre tragedie del Pd (linkiesta.it)

di

Aridaje

Zingaretti spera di capeggiare una super delegazione italiana al Parlamento europeo con deputati dem e cinquestelle in modo fare il capogruppo. Ma la posizione di Conte sulle armi all’Ucraina e l’ambiguo rapporto con Trump rendono l’ipotesi surreale

Ritorna un classico (dell’orrore, direbbe qualcuno): la possibilità che dopo le elezioni europee gli europarlamentari contiani entrino nel gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento di Bruxelles. È una specie di fiume carsico che appare e scompare: se ne parlò concretamente già alla fine del 2021 – allora era Luigi Di Maio a spingere – ma non se ne fece niente anche perché mezzo Partito democratico si rivoltò contro questa ipotesi sulla quale Enrico Letta aveva fatto un pensierino dei suoi.

Voci molto accreditate dicono che stavolta sia Nicola Zingaretti a caldeggiare l’abbraccio europeo con i Cinquestelle, con un intento preciso: allargare il numero degli eurodeputati italiani in seno al gruppo europeo prenotando così il posto di capogruppo, oltre che realizzare concretamente un passo fortemente simbolico nella direzione di quella alleanza strategica che egli, sulla scorta del mentore Goffredo Bettini, perora da anni.

Non è chiaro se Elly Schlein caldeggi questa ipotesi. A domanda precisa qualche giorno fa non ha risposto esplicitamente, ma è probabile che il tema non sia in cima a suoi pensieri. Anche perché obiettivamente devono ancora accadere cose di grande peso nel rapporto tra dem e Giuseppe Conte, a partire dai prossimi risultati nelle varie elezioni regionali (con le spine acuminate di Basilicata e Piemonte dove i due partiti non si mettono d’accordo) e soprattutto il match europeo di giugno che fisserà i rapporti di forza.

Resta il fatto che Zingaretti si sta muovendo molto. Lontani i tempi in cui preconizzava che con «questa» (Elly Schlein) «alle Europee non arriviamo manco al diciassette per cento» e che chiamava spesso «questa» (sempre Schlein) «la cretina»: l’ex segretario si è via via riposizionato ed è riuscito a farsi mettere a capo della neonata Fondazione Demo, che è comunque una struttura buona per tessere tele di vario tipo anche in vista delle Europee dove egli sarà candidato nell’Italia centrale con l’obiettivo non dichiarato di superare tutti gli altri, Elly Schlein compresa, se come sembra ci sarà.

Tuttavia il piano di Nicola Zingaretti che prevede una super-delegazione italiana Pd-M5s potrebbe non andare liscio come pensa lui. Non è affatto detto che gli europarlamentari contiani potranno  aderire al gruppo S&D subito dopo il voto di giugno, ma solo in un secondo momento e dunque gli italiani non avrebbero la forza di imporre il capogruppo e l’operazione acchiappa-Conte partirebbe solo molto più in là.

Poi, l’ex segretario del Pd è consapevole di non essere amatissimo da tutti. Sconterà anche il problema di essere considerato di prima nomina, perché è stato sì europarlamentare ma esattamente vent’anni fa, troppo tempo è passato e nella presente situazione è come se fosse un neofita.

Infine, e non è certo un particolare secondario, bisognerà capire cosa vuole fare l’avvocato del popolo, sinora sull’abbraccio con il Pd perennemente scettico, anzi sgusciante come un’anguilla nel permanente stop and go che in questi anni ha imbrigliato, o imbrogliato, leader come Pier Luigi Bersani, Enrico Letta e appunto Zingaretti.

Ma i socialisti europei non avrebbe nulla da dire su un personaggio che continua a essere contrario alle armi all’Ucraina e che non sceglie tra Joe Biden e Donald Trump? Allo stato dei fatti, è evidente Conte non ha le credenziali politiche per stare nella famiglia socialista.

Ma l’uomo, si sa, è capace di tutto pur di trovare una casa europea che lo ospiti (da ultimo è fallita anche la trattativa con i Verdi) perché se non fai parte di nessun gruppo politico al Parlamento europeo non conti nulla, ed è per questo che a Bruxelles ci sono parlamentari molto vicini all’avvocato, come Mario Furore, che sponsorizzano il grande abbraccio con i socialisti.

Se il progetto andasse in porto sarebbe un passo verso la contizzazione del Pd o quanto meno verso un’alleanza politica stretta, preludio chissà a cos’altro in vista delle elezioni politiche. Roba da congresso, prima o poi.

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