OLTRE LA PROPAGANDA
Facile la street art per chi va a Sochi a fare una foto con Putin, molto più complessa e parecchio rischiosa per chi è russo, contrario alla guerra e protesta contro Putin. Le storie di Philippenzo e di Timofej Radej
Ci sono artisti italiani di graffiti che viaggiano fino a Mariupol, città ucraina occupata da Mosca, per disegnare su un palazzo bruciato dai bombardamenti russi il volto di una bambina con il volto graffiato, e vanno a Sochi, la città russa sul Mar Nero, per dire a Vladimir Putin – il mandante di ogni palazzo bruciato o distrutto in Ucraina, di ogni graffio o uccisione – che è un presidente umano, “come tutti”.
Ci sono invece artisti russi di graffiti che la Russia la devono lasciare, perché nel potere non hanno riscontrato tutta questa umanità, perché sono contrari alla guerra in Ucraina e alla repressione del dissenso in Russia e, dopo aver condotto una loro rivolta per le mura delle città russe, dopo essere stati arrestati più volte per un disegno o una frase, hanno deciso di mettersi in salvo all’estero. Philippenzo è forse il più famoso di questa genia di artisti russi e la sua ribellione iniziò quando, poco dopo l’inizio dell’invasione del 24 febbraio, andò a cancellare una sua opera.
Aveva dipinto un muro di colori sgargianti e sopra aveva scritto: la giovinezza è ora. Coprì tutti i colori con un’unica pesante pennellata di grigio e scrisse: la guerra è ora. Un invito a cogliere l’attimo e celebrare la giovinezza si tramutò nella constatazione che in Russia tutto si era fermato.
Per il 9 maggio del 2022, quando Vladimir Putin preparava la prima parata di guerra per quello che viene chiamato in Russia “il giorno della vittoria” e che ricorda la vittoria sul nazismo, Philippenzo nella città di Volgograd, la Stalingrado dell’Unione sovietica, riempì un muro di bare e scrisse vicino: “Zink Nash!”, “Il nostro zinco!”.