Guaglioni di Putin
Lo street artist ha ricevuto novantamila euro di cachet tramite una azienda controllata dal ministero dell’Edilizia russo per dipingere dieci murales nei territori russi e nell’Ucraina occupata militarmente. Il suo incontro con il dittatore è stato preparato (e non improvvisato) dall’ambasciata russa in Italia
Il caso di Ciro Cerullo in arte Jorit, partito da Quarto e arrivato a Sochi passando per Mariupol, è l’ennesimo caso di arruolamento propagandistico nel nostro Paese da parte di una rete rossobruna che si nutre di piccole associazioni, frammenti di movimenti di matrice comunista che resistono nelle periferie di molte città e che sono diventate piccoli satelliti dell’ambasciata russa italiana.
Jorit ha iniziato il suo percorso di avvicinamento al leader del Cremlino, come ha ben raccontato Antonio Musella su Fanpage, due settimane dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina del febbraio del 2022, quando raffigurò Dostoevskij sulla facciata del Liceo Righi di Napoli, tanto da essere subito apprezzato da Vladimir Putin.
Dopo mesi di corrispondenze, e passata la fase più impervia sul campo, arriva la richiesta di entrare nei territori occupati illegalmente in Ucraina, a Mariupol.
Così nell’estate del 2023 Jorit e il suo staff di sei persone sono stati ingaggiati nell’ottica di un piano di un piano di ricostruzione della città. Secondo i documenti che abbiamo visionato, lo street artist e la sua crew sarebbero stati finanziati dal Cremlino tramite un consorzio di aziende dell’oblast di Leningrado, la regione di San Pietroburgo, incaricate dal ministero dell’Edilizia e da quello dei Trasporti di ricostruire la città occupata e di mostrarla agli occhi del mondo come un esempio di innovazione, efficienza e libertà.
Oltre i materiali per realizzazione del murales, (centottanta barattoli di vernice, ponteggi e attrezzature varie), che raffigura una bambina circondata da bombe della Nato, le aziende avrebbero pagato il viaggio, il vitto, l’alloggio e il cachet che si aggira intorno ai novantamila euro. Secondo quanto riportato dal memorandum che abbiamo consultato, il murales in questione sarebbe il primo di dieci opere commissionate allo street artist italiano sui territori russi e dell’Ucraina occupata.
Capitolo a parte merita per la partecipazione al Festival dei Giovani di Sochi che si è concluso nei giorni scorsi; qui Jorit, oltre a realizzare la seconda opera pittorica allo stesso prezzo di quella di Mariupol, in virtù dei buoni contatti già avviati con l’ufficio culturale dell’ambasciata russa di via Gaeta a Roma, è stato selezionato tra una serie di italiani presenti all’evento (tra cui il propagandista Andrea Lucidi) come testimonial della «resistenza culturale italiana all’Occidente».
Jorit, contrariamente a quanto affermato nelle scorse ore, sarebbe stato selezionato per visibilità e presa nel pubblico giovane del nostro Paese proprio dagli addetti diplomatici del Cremlino. Un incontro preparato e non improvvisato dall’ambasciata russa in Italia nell’ottica di destabilizzare il nostro dibattito pubblico in vista delle prossime elezioni europee e con l’intenzione di arrivare a tutte le fasce d’età.
Di qui il coinvolgimento di Ornella Muti, sia come madrina dell’evento sia come protagonista del murales realizzato da Jorit a Sochi. L’attrice è molto popolare in Russia (sua madre era una scultrice nata in Estonia) e non ha nascosto vicinanza e simpatia per Putin e per il popolo russo in diverse occasioni.
Resta da comprendere quali saranno le prossime tappe della strategia del Cremlino da qui ai prossimi mesi, ma una cosa è certa: il ventre molle del nostro dibattito pubblico è l’alleato migliore, perché la propaganda è sempre l’arma più forte.