Indicibili violenze su minori trasmesse in streaming. La settimana scorsa, un resoconto degli orrori avvenuti nel deep web ha sconvolto i lettori dei quotidiani.
Ma i titoli, raccapriccianti, riflettono davvero i fatti?
“Condotte di violenza sessuale e tortura praticate in diretta da soggetti adulti su minori, con possibilità di interagire per gli spettatori”. Sarebbe stato lo scopo di alcuni “utenti attrezzati tecnologicamente” che avrebbero raggiunto “a pagamento”, la “più recondita ed occulta frontiera del ‘deep web’”. Sono queste le dichiarazioni degli inquirenti riguardanti gli ultimi sviluppi dell’inchiesta “Delirio”.
Partita l’anno scorso, in seguito alla denuncia di una madre ai carabinieri di Siena, l’indagine ha permesso alle forze dell’ordine di risalire a vari utenti, molti dei quali minorenni, collegati in diversi modi al gruppo WhatsApp “The Shoah Party”, in cui venivano scambiati video pedopornografici e scene di estrema violenza, perlopiù “associate a simboli nazisti”.
Mercoledì 15 luglio l’inchiesta “Delirio” torna di attualità. I militari comunicano di essere “riusciti a risalire all’identità di due giovani, entrambi 17enni, un ragazzo e una ragazza” dalle cui “chat è emersa una descrizione dettagliata ed inquietante delle loro esperienze nel deep web, in particolare del ragazzo che ne riferisce alla sua amica, con descrizione delle cosiddette ‘red rooms’, stanze dell’orrore” … leggi tutto