di Davide Varì
A Kiev e Gaza l’Europa si gioca la sua storia e il suo futuro.
Macron ha ragione: non dobbiamo lasciare sola l’Ucraina, non dobbiamo lasciar morire il sogno democratico
Inutile strage: sono le parole che nel 1917 papa Benedetto XV usò per cercare di fermare la prima guerra mondiale: la più atroce, la più sanguinaria. Inutile strage potremmo ripetere oggi guardando le immagini che arrivano da Gaza.
Non sappiamo se i morti sepolti in quell’inferno siano 30mila come dicono i macellai di Hamas, oppure qualche migliaio in meno come da mesi si affanna a replicare la contropropaganda di Netanyahu. Sappiamo però che la morte di migliaia di bambini – fossero anche “solo” 5mila, 2mila o mille – è diventata intollerabile. Di più: inaccettabile per i valori sui quali si fonda la cultura europea.
L’Europa, già. Proprio in queste ore di avanzata russa in territorio ucraino, Macron sta cercando di spingere l’Europa a non lasciar cadere Kiev. È una scelta coraggiosa, la sua. Coraggiosa e visionaria. Macron sa bene che il mondo sta cambiando velocemente, sa che tra qualche mese Trump potrebbe di nuovo prendere la Casa Bianca e l’Europa sarebbe più sola, più esposta alle scorribande di Putin.
Non è fantapolitica, il rischio è dietro l’angolo: in questi anni Trump ha più volte messo in dubbio la tenuta della Nato e l’impegno finanziario americano nei confronti di un’alleanza che considera residuale, novecentesca. E allora non dovremmo stupirci di un’America trumpiana ripiegata su se stessa, disinteressata ai destini dell’Europa. Anzi, è un’eventualità alla quale dovremmo prepararci in fretta.
Insomma, Macron ha ragione: non dobbiamo lasciare sola Kiev, non dobbiamo lasciar morire il sogno democratico nel cuore dell’Europa dell’Est. Lo dobbiamo all’Ucraina, certo, ma prima ancora a noi stessi, alla capacità di essere ancora il Continente della libertà, dei diritti e del diritto.
Ma per essere credibili non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a quel che accade dall’altra parte del Mediterraneo, a Gaza. Certo, si tratta di due storie diverse, ma il sangue dei civili ha lo stesso colore.
A Kiev e a Gaza l’Europa si gioca la sua storia e il suo futuro.