di Alessandra Ricciardi
L’ex ministro del governo Prodi II:
adesso è una sinistra massimalista e movimentista adatta appunto al Movimento5stelle
«Il caos in Basilicata è la rappresentazione plastica di quello che è il campo largo, un campo di sinistre in competizione tra loro. Il Pd nazionale non ha voluto un candidato come Angelo Chiorazzo, nonostante fosse stato designato a larga maggioranza dalla direzione regionale del partito. La sua colpa? Essere moderato e cattolico e dunque non utile ai fini dell’alleanza con i 5stelle. Ora in Lucania Pd-M5s hanno trovato l’intesa, anche se non sarà vincente».
Beppe Fioroni, già ministro dell’istruzione del governo Prodi II, ex Margherita, è tra i fondatori del Pd, partito che ha lasciato con l’arrivo di Elly Schlein alla segreteria. «Il partito con la Schlein ha completato la sua mutazione genetica, non più un partito di centrosinistra, ma di una sinistra massimalista e movimentista, alleato con una forza nazional-populista e giustizialista, i 5stelle.
Un’operazione perfettamente legittima, il problema sono i moderati che sono senza casa». E dei suoi rapporti con Pier Luigi Bersani, all’epoca segretario dem, dice: «Eravamo Peppone e don Camillo… Bersani si preoccupava di quello che avrei detto e questo credo che spesso gli sia stato utile».
Domanda. Pd e M5s ne hanno bruciati due di nomi in Basilicata prima di trovare il candidato comune, Piero Marrese, da contrapporre al governatore uscente di centrodestra, Vito Bardi. Ma hanno perso l’appoggio di Italia viva e Azione che vanno con Bardi. Che sta succedendo?
Risposta. In Basilicata si è persa un’occasione storica, c’era la possibilità di mettere in campo un centrosinistra competitivo, trainato da una personalità civile, Chiorazzo, espressione del cattolicesimo popolare, che avrebbe allargato il campo togliendo voti al bacino di Bardi. E questo nonostante Chiorazzo fosse stato indicato proprio dalla direzione regionale del Pd a larga maggioranza.
D. Cosa non ha funzionato?
R. Semplicemente non era gradito ai 5stelle, e a livello nazionale il Pd ha preferito fare un accordo piuttosto che mettere in campo un candidato competitivo. Un accordo che dubito sia di successo dal punto di vista elettorale, ma tant’è. Evidentemente si preferisce perdere piuttosto che avere un cattolico in casa.
D. Chiorazzo non gradito?
R. Riporto affermazioni di commentatori vicini ai 5stelle: è un ex democristiano, amico del Papa e non parla male di Giulio Andreotti. In queste affermazioni c’è il posizionamento politico, se tale vogliamo definirlo, dei 5stelle che il Pd ha abbracciato. L’alleanza in Basilicata è la rappresentazione plastica di quello che è il campo largo, un campo di sinistre in competizione tra loro, in cui il Pd si allea con tutte le sfumature di rosso del resto della sinistra massimalista e giustizialista. Una miscela che non può che respingere i moderati e i cattolici.
D. Da cattolico si sente tradito dal Pd?
R. Non più. Io il Pd, che pure ho contribuito a fondare, l’ho lasciato da tempo perché ero divenuto ospite in casa mia. Per carità è perfettamente legittimo, ma con l’arrivo di Elly Schlein il partito ha completato la sua mutazione genetica, non più partito di centrosinistra, ma di sinistra, una sinistra massimalista e movimentista, alleato con una forza nazional-populista e giustizialista, i 5stelle. Io ero di troppo. Il problema non è cosa fa il Pd ora, ma cosa fanno i moderati che sono rimasti senza casa.
D. Da un lato c’è Forza Italia, dall’altra Azione e Italia viva…
R. Io mi auguro che Chiorazzo corra da solo per dimostrare che tra destra e sinistra c’è la possibilità di un’alternativa. Questo lucano potrebbe essere un esperimento per dare al mondo cattolico, riformatore e moderato una sua autonomia e agibilità politica. Senza dover morire dietro alle diatribe tra Schlein e Conte.
D. In un sistema bipolare e con una forte polarizzazione, che spazio avrebbe un’area terza?
R. In Sardegna e in Abruzzo hanno vinto quelli che non hanno votato, questo vuol dire che c’è bisogno di un’offerta politica diversa, ad oggi inesistente, per riportare la maggioranza degli elettori al voto.
D. Pierluigi Bersani, parlando a Propaganda live, ha detto che da segretario dem non era tanto libero di parlare, prima di aprire bocca doveva pensare a cosa avrebbe detto lei, Fioroni. Che rapporti avevate?
R. Alla Peppone e don Camillo….In un partito ci sta con la schiena dritta e con l’orgoglio di rappresentare valori e ideali. Bersani si preoccupava di quello che avrei detto e questo credo che spesso gli sia stato utile.
(italiaoggi.it)