Macron siamo noi
Il presidente francese ha deciso di prendersi in carico la difesa dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo libero, mentre gli imperialisti criminali di Mosca non hanno nessuna intenzione di avviare alcuna trattativa di pace (cui credono solo i saltimbanchi dei talk show, i selfisti del Cremlino e i populisti delle pampas)
Il nuovo Churchill è Emmanuel Macron, il presidente francese che, come il premier inglese nell’ora più buia del nazifascismo, ieri sera ha deciso di prendersi carico dell’Ucraina, dell’Europa e del mondo libero.
In un’intervista televisiva in prima serata su Tf1, Macron ha detto senza giri di parole che l’Europa e l’Occidente hanno negoziato tutto quello che c’era da negoziare con Mosca, che non è rimasto più niente da discutere con Putin, che l’Ucraina dovrà vincere la guerra e che sarà necessario un impegno diretto della Francia affinché questo avvenga.
Mentre oggi a Berlino Macron incontra il Cancelliere tedesco Olaf Scholz e il premier polacco Donald Tusk per discutere le prossime mosse, al Cremlino si fanno beffe delle ipotesi di trattativa di pace, ormai relegate a un grottesco repertorio per saltimbanchi da talk show, selfisti di Putin e prelati anticapitalisti, tutti uniti nell’invitare gli ucraini a farsi calpestare dagli scarponi chiodati russi, ma indisponibili a chiedere ai fascisti russi di tornarsene a casa e di smettere di bombardare le case, le scuole, gli ospedali del popolo che sarebbero andati a proteggere.
«Sarebbe ridicolo trattare ora che l’Ucraina sta finendo le munizioni» ha detto Putin, incassando il regalo degli amici trumpiani del Maga che non forniscono più armi americani a Kyjiv, mentre Dmitry Medvedev, il suo avvinazzato Robin, ha proposto un piano di pace in sette punti, quasi interamente dedicati alla cancellazione dell’Ucraina e degli ucraini dalla storia e dalla cartina geografica, come e più di un guerrasantiero di Hamas rispetto a Israele e agli ebrei.
L’intervento televisivo di Macron ha dimostrato che l’Europa sta cominciando a fare sul serio, che è finalmente consapevole che se a novembre in America dovesse prevalere Donald Trump, l’amico, sodale e complice di Putin, dovrà rimboccarsi le maniche e affrontare da adulta le mire imperialiste e le politiche criminali del Cremlino.
Non tutti i leader sono come Macron, o come Joe Biden, o come quelli dei paesi baltici, del Regno Unito, della Polonia, della Finlandia e della Svezia. Il Papa, per esempio, è sempre più osceno nel suo populismo delle pampas, oltre che sempre più distante dal magistero geopolitico di Giovanni Paolo II, l’uomo che con Ronald Reagan e Margaret Thatcher fece crollare prima il muro di Berlino e poi l’impero del male sovietico, liberando milioni di persone dalle tenebre del totalitarismo.
Bergoglio ha invitato le vittime ucraine ad alzare bandiera bianca, senza che mai gli fosse mai passato per la mente di suggerire agli aggressori russi di ritirarsi e di fermare la guerra. Anzi, a fine agosto, Papa Bergoglio aveva invitato i giovani fascisti russi, i figli di Putin, a continuare a essere loro stessi, a seguire l’esempio dell’imperialismo culturale russo di Pietro il Grande e di Caterina II, e mai sopito.
In Italia siamo messi come siamo messi, con numerosi partiti più o meno russi e con movimenti d’opinione che si definiscono pacifisti ma che in realtà sono guerrafondai, solo che combattono con l’altra parte, al fianco dei nemici dell’Ucraina, dell’Europa e dell’Italia.
La svolta politica di Macron è straordinariamente importante non solo perché la Francia è uno dei paesi più importanti del continente, oltre che una potenza nucleare, ma perché per lungo tempo il presidente francese è stato uno dei più cauti sostenitori delle ragioni dell’Ucraina.
Era Macron quello che trattava con Putin per convincerlo a non invadere l’Ucraina, era Macron quello che voleva persuadere Zelensky a cedere i territori occupati militarmente dai russi, era Macron quello che poco prima della guerra aveva decretato la morte cerebrale della Nato, era Macron quello che non voleva umiliare Putin, era Macron quello che non voleva armare fino ai denti l’Ucraina in modo da offrire a Putin una via d’uscita onorevole per ritirarsi.
Due anni dopo, in realtà dieci anni dopo l’occupazione illegale della Crimea e delle regioni ucraine orientali di Donetsk e Luhansk, e dopo averle tentate tutte, Macron ha deciso di prendere in mano la situazione, consapevole che, alla vigilia di elezioni europee che si terranno sotto un preciso attacco di agenti russi della disinformazione, potrà contare seriamente soltanto sulla Germania, sulla Polonia, sul Regno Unito, sui popoli baltici, e su quasi tutti i paesi dell’ex patto di Varsavia.
Abbiamo un obiettivo chiaro – ha detto Macron nell’intervista televisiva di ieri sera – la Russia non può e non deve vincere. L’esito della guerra in Ucraina è esistenziale, la guerra è già in Europa, tutte le opzioni per aiutare l’Ucraina sono sul tavolo. Se la Russia vincesse la guerra, la vita dei francesi cambierebbe e non avrebbero più nessuna sicurezza.
Il responsabile unico di questa situazione è il regime del Cremlino. La Francia è una potenza mondiale che deve guardare la situazione in modo sobrio e dire con determinazione, volontà e coraggio che è pronta a usare i mezzi necessari a raggiungere l’obiettivo, che è quello di non far vincere la Russia.
Più chiaro di così non si poteva dire, e fa male constatare che in Italia non abbiamo nessun leader di questa levatura civile e morale. I sistemi liberal democratici ora hanno anche un leader europeo, non solo il vecchio Joe Biden, pronto a difenderli dagli aggressori, ovviamente sempre a fianco del favoloso popolo ucraino.