LA DICHIARAZIONE
Il 17 marzo, con un video pubblicato su X, il leader di Italia Viva Matteo Renzi ha accusato (min. 0:17) il governo Meloni di avere incrementato l’organico del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel). Secondo Renzi, l’ente guidato da Renato Brunetta potrà assumere «due dirigenti, otto funzionari e sette assistenti», con un costo pari a «più di un milione di euro all’anno a regime».
«Con il governo Meloni aumentano gli sprechi», ha scritto Renzi, che nel 2016 aveva proposto di abolire proprio il Cnel con un referendum costituzionale, poi perso.
Abbiamo controllato e, al di là del giudizio sull’utilità del Cnel, quello che dice Renzi è sostanzialmente vero.
Che cos’è il Cnel
In base all’articolo 99 della Costituzione, il Cnel è un «organo di consulenza» del Parlamento e del governo: può presentare proposte di legge e «contribuire alla elaborazione della legislazione economica e sociale secondo i principi ed entro i limiti stabiliti dalla legge».
Una legge del 1986 ha stabilito le funzioni del Cnel, che tra le altre cose può emanare pareri su provvedimenti che riguardano l’economia o il mondo del lavoro. Una legge del 2009 ha poi ampliato i poteri di questo organismo, che ogni anno trasmette al Parlamento e al governo una relazione «sui livelli e la qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini».
Il Cnel è composto da 64 consiglieri: dieci sono esperti in materie economiche, sociali e giuridiche; 48 sono rappresentanti delle categorie produttive; e sei sono rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.
Da aprile 2023 il presidente del Cnel è Renato Brunetta, storico esponente di Forza Italia, in passato ministro di vari governi Berlusconi e ministro della Pubblica amministrazione del governo Draghi. Curiosità: nel 2016 Brunetta si era schierato per il no al referendum, quindi contro l’abolizione del Cnel, ma aveva comunque riconosciuto che questo organismo non ha mai avuto un ruolo importante nell’ordinamento italiano.
Più soldi al Pnrr
Il 2 marzo il governo Meloni ha presentato in Parlamento il decreto-legge “Pnrr quater”, che contiene varie misure per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Attualmente il decreto è all’esame della Commissione Bilancio della Camera e andrà convertito in legge entro l’inizio di maggio.
L’articolo 10 del decreto-legge è intitolato “Contributo del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro all’attuazione del Pnrr”. Il primo comma stabilisce che il presidente del Cnel, ossia Brunetta, potrà partecipare alle riunioni della Cabina di regia del Pnrr. La Cabina di regia ha vari compiti: elabora le linee guida per l’attuazione del piano, valuta eventuali criticità e promuove il coordinamento tra i diversi livelli di governo del piano.
Prendono parte alla Cabina di regia, tra gli altri, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, vari ministri e alcuni presidenti di regione, quando necessario.
Il secondo comma dell’articolo 10 del decreto sul Pnrr elimina le indennità spettanti agli esperti del Cnel tra gli ambiti di disciplina del regolamento di questo organismo. In più estende agli enti del terzo settore, a istituti, a fondazioni e a società di ricerche, la possibilità di stipulare con il Cnel convenzioni per effettuare indagini su temi di competenza di questo organismo.
Il terzo comma stabilisce poi misure per il rafforzamento della capacità organizzativa del Cnel, in particolare per potenziare l’Archivio nazionale dei contratti. Questo archivio è la fonte ufficiale sulla contrattazione collettiva nazionale: qui, per esempio, sono depositati i contratti nazionali sottoscritti dalle parti sociali. In base al nuovo decreto-legge sul Pnrr, il Cnel potrà assumere un nuovo dirigente, di livello generale o non generale, derogando ai limiti imposti dalla legge.
Nei tre anni tra il 2024 e il 2026 potranno essere assunti a tempo indeterminato un dirigente di livello non generale, otto funzionari e sette assistenti. Se si sommano questi numeri, si ottengono i «due dirigenti, otto funzionari e sette assistenti» citati da Renzi. Questi lavoratori, spiega il decreto, saranno assunti con nuovi concorsi, con lo scorrimento di precedenti graduatorie di concorsi pubblici o con procedure di mobilità volontaria.
Gli oneri complessivi per queste nuove misure sono pari a quasi 340 mila euro per il 2024 e a quasi 1,2 milioni di euro l’anno dal 2025 in poi. Più nel dettaglio, la relazione tecnica che accompagna il decreto-legge stima in 250 mila euro lordi lo stipendio annuo per un dirigente di livello generale e in 156 mila euro quello per un dirigente di livello non generale.
Lo stipendio di un funzionario è stimato in 51 mila euro, mentre quello di un assistente in 42 mila euro. Come sottolinea un dossier della Camera, il bilancio del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stanziato circa 7,1 milioni di euro per ogni anno dal 2024 al 2026 per finanziare il funzionamento del Cnel.
Infine, l’articolo 10 del decreto-legge stabilisce anche un potenziamento informatico del Cnel, inserendo l’ente tra i soggetti che possono avvalersi del supporto di Sogei S.p.A., un’azienda interamente controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che partecipa attivamente al processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione.
Il verdetto
Secondo Matteo Renzi, con l’ultimo decreto-legge sul Pnrr il governo Meloni «“regala” al Cnel due dirigenti, otto funzionari e sette assistenti per Brunetta», con un costo di «più di un milione di euro all’anno a regime». Abbiamo verificato e, al di là del giudizio sull’utilità del Cnel, il leader di Italia Viva ha ragione.
Il nuovo decreto-legge sul Pnrr ha stabilito che il Cnel potrà assumere due dirigenti, otto funzionari e sette assistenti con un costo annuo pari a quasi 1,2 milioni di euro a partire dal 2025.