Tutti i politici a cui Santanchè ha chiesto di dimettersi (pagellapolitica.it)

di CARLO CANEPA

In questi giorni il Partito Democratico e il 
Movimento 5 Stelle, tra gli altri, sono tornati 
a chiedere le dimissioni di Daniela Santanchè. 

Il 22 marzo la Procura di Milano ha comunicato alla ministra del Turismo che sono state concluse le indagini in cui Santanchè è indagata per truffa ai danni dell’Inps. Già l’anno scorso l’esponente di Fratelli d’Italia era andata in Parlamento per chiarire la sua posizione sulle presunte irregolarità commesse da alcune società a lei collegate durante la pandemia di Covid-19.

Dopo la notifica della procura, Santanchè ha detto in una nota che farà «una seria e cosciente valutazione di questa vicenda» solo dopo la decisione del giudice per l’udienza preliminare (Gup), che dovrà decidere se mandare la ministra a processo.

Al di là delle valutazioni politiche sulla condotta di Santanché, e al di là del fatto che in base alla Costituzione la ministra non è considerata colpevole fino a condanna definitiva, è interessante notare che in questi anni l’esponente di Fratelli d’Italia ha chiesto a molti politici di dimettersi, anche se non indagati. Basta fare una breve ricerca sul suo profilo Twitter (ora X), o tra le interviste rilasciate ai giornali, per individuare questo tratto distintivo della comunicazione politica di Santanchè.

Da Lamorgese a Bonafede

Per esempio durante il governo Draghi, rimasto in carica dal 13 febbraio 2021 al 22 ottobre 2022, Santanchè – che all’epoca era all’opposizione – ha chiesto più volte le dimissioni di due ministri: il ministro della Salute Roberto Speranza e la ministra degli Interni Luciana Lamorgese.
Le dimissioni di Speranza sono state chieste per l’uso delle mascherine a scuola, per la gestione della pandemia, per la proroga dello stato d’emergenza e per la chiusura degli impianti sciistici. Santanchè ha chiesto a Lamorgese di dimettersi perché, a detta sua, ad agosto 2021 l’allora ministra dell’Interno aveva permesso di organizzare un rave party in provincia di Viterbo.
Anche Giuseppe Conte, quando era presidente del Consiglio, è stato più volte oggetto di richieste di dimissioni da parte di Santanchè, soprattutto durante la crisi di governo di gennaio 2021, che ha poi portato alla formazione del governo Draghi.
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Nel 2021 l’esponente di Fratelli d’Italia ha invitato a dimettersi l’allora vicesegretario del PD Giuseppe Provenzano, che a ottobre di quell’anno aveva scritto su Twitter che Fratelli d’Italia si poneva «fuori dall’arco democratico e repubblicano». «È Provenzano a essere fuori dall’arco costituzionale per le sue gravissime dichiarazioni. Non c’è nulla di più antidemocratico che eliminare il primo partito d’Italia. Adesso l’unica cosa che può fare è dimettersi!», aveva scritto in risposta Santanchè.
A marzo 2021 l’attuale ministra del Turismo ha invitato a dimettersi l’allora presidente della Commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra (Movimento 5 Stelle), per aver contestato l’operato di un centro vaccinale a Cosenza, dove era entrato accompagnato dalla sua scorta.

Prima ancora, Santanchè aveva chiesto le dimissioni della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, per l’acquisto dei banchi a rotelle, e del presidente dell’Inps Pasquale Tridicocolpevole a detta sua dei malfunzionamenti del sito dell’Inps durante il lockdown e accusato di essersi «triplicato» lo stipendio.

In realtà questo aumento era stato deciso dal primo governo Conte, sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle. Ad agosto 2020 Santanchè aveva scritto che si sarebbero dovuti dimettere anche Manlio Di Stefano (Movimento 5 Stelle), sottosegretario agli Esteri, e Carlo Borghetti (PD), vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia. Il primo aveva confuso in un tweet il Libano con la Libia, il secondo aveva messo un mi piace a un post su Facebook in cui si diceva che Meloni stava diventando «calva».

Altri ex ministri oggetto delle richieste di dimissioni di Santanchè sono stati Alfonso Bonafede e Lorenzo Fioramonti, entrambi del Movimento 5 Stelle. A maggio 2020 l’esponente di Fratelli d’Italia aveva accusato l’allora ministro della Giustizia Bonafede di aver fatto uscire dal carcere «mafiosi e boss», giudicato un «atto gravissimo».
In realtà, come abbiamo spiegato in passato, le cose non stavano così. A ottobre 2019 Fioramonti era stato criticato da Santanchè perché erano stati trovati alcuni suoi commenti su Facebook, scritti prima che Fioramonti diventasse ministro dell’Istruzione, in cui veniva insultata l’esponente di Fratelli d’Italia. Un paio di mesi dopo Fioramonti si è dimesso, ma per un altro motivo: aveva accusato il secondo governo Conte, di cui faceva parte, di investire troppo poco in istruzione.

Il caso di Josefa Idem

Andando ancora indietro nel tempo, richieste di dimissioni sono state rivolte da Santanchè verso vari ministri dei governi Gentiloni, Renzi, Letta e Monti. Solo per citare due esempi: «Oggi aspetto le dimissioni del ministro Terzi», si legge in un tweet di marzo 2013 (curiosità: Giulio Terzi di Sant’Agata era il ministro degli Esteri del governo Monti e alle elezioni politiche del 2022 è stato eletto senatore con Fratelli d’Italia). «Cosa aspetta Maria Elena Boschi a dimettersi?», si legge in un tweet di dicembre 2017.

Nel 2013 un caso che fece molto discutere riguardò l’allora ministra delle Pari opportunità, dello Sport e delle Politiche giovanili, ed ex campionessa olimpica, Josefa Idem. Dopo alcuni articoli di giornale, Idem ammise di non aver pagato l’ICI – un’imposta sugli immobili – su un palazzo di sua proprietà. «Intanto perché s’è dimostrata anche molto arrogante, e l’arroganza non premia mai. Certamente non è una ladra. E del resto non penso che quello che ha fatto, se l’ha fatto, sia una mancanza pazzesca. Il problema è un altro», aveva dichiarato il 24 giugno 2013 Santanchè in un’intervista a la Repubblica, giustificando la sua richiesta di dimissioni.

«Il fatto che lei si sia presentata con l’immagine di una paladina della morale, dell’etica, della correttezza. Ebbene, quelle cose che ha fatto, pur essendo per me peccato veniale, sono del tutto incompatibili con l’immagine che aveva voluto dare di sé, ovvero di campionessa integerrima. È per questo, ribadisco, che Letta farebbe bene a sostituirla». Quello stesso giorno Idem si è poi effettivamente dimessasanando alcune settimane dopo la sua posizione con il fisco.

Va sottolineato comunque che Santanchè non ha sempre chiesto le dimissioni dei suoi avversari politici. A luglio 2019 il sindaco di Milano Beppe Sala è stato condannato in primo grado per «falso materiale e ideologico» per una cosa avvenuta nel 2015, quando era il commissario per l’Expo. Nel 2021 il reato è andato prescritto.

Alla notizia della prima condanna di Sala, Santanchè aveva scritto su Twitter: «Non chiederò oggi le dimissioni di Beppe Sala: garantisti lo si è sempre. Io combatto la sua politica: in prima linea al carrozzone del Pride, totalmente assente sulla sicurezza dei milanesi, specie in periferia. La sinistra giustizialista invece dovrebbe chiederle, per coerenza».

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