di Filippo Merli
Picchiati e digiuni. «I russi ci trattavano come cani.
Eravamo carne da cannone». Ganesh, 35 anni, è un mercenario nepalese tra i pochi a ritornare dall’Ucraina dopo essersi arruolato con i russi. «È stato spaventoso», ha raccontato, «Siamo stati attaccati dai droni, è stato terrificante».
Sono oltre 2 mila i soldati del Nepal che, spinti dalla povertà, hanno scelto di sposare la causa del Cremlino a Kiev. Per un paio di settimane sono stati nel centro di addestramento Avangard, accademia militare nei pressi di Mosca.
Concluso il breve periodo di esercitazione i paramilitari nepalesi sono stati schierati sul campo di battaglia e lasciati in balìa delle bombe ucraine. «I soldati russi erano dietro di noi, che eravamo in prima linea», ha detto Ganesh, che ha visto tre connazionali morire al fronte.
In Nepal lo stipendio medio mensile è meno di 170 euro, ma un non meglio precisato agente ha fatto sapere a Ganesh che avrebbe potuto guadagnare 1.800 euro al mese se si fosse unito alla campagna di Vladimir Putin. E lui, come molti altri, ha accettato. Per i nepalesi è illegale combattere per gli eserciti stranieri e a gennaio il governo ha vietato ai suoi cittadini di recarsi in Russia o in Ucraina e ha chiesto a Mosca di rimpatriare tutti i nepalesi reclutati.
Il sovrintendente Nawaraj Adhikari ha rivelato che la polizia sta reprimendo gli agenti che aiutano a smistare i documenti necessari per permettere ai combattenti improvvisati di entrare in Russia e di partecipare all’invasione dell’Ucraina. «La polizia ha già arrestato 22 sospetti», ha detto Adhikari. «Il problema è serio».
I parenti di 150 mercenari nepalesi hanno presentato ricorso al dipartimento consolare dopo aver perso i contatti con i loro parenti impegnati sul territorio ucraino. Molti dicono di essere stati convinti guardando i video di TikTok di reclute dall’aspetto felice che si addestravano in Russia.
«Su TikTok vedi uniformi fantasiose con pistole immaginarie, ma la realtà è diversa», ha dichiarato Ganesh, che dopo aver tentato la fuga è stato catturato, malmenato e arrestato dai soldati russi.
Secondo il governo nepalese 246 cittadini stanno ora combattendo per l’esercito russo e almeno 21 sono stati uccisi. Il ministero degli esteri ha svelato che le autorità russe avrebbero accettato di risarcire le famiglie delle vittime. Inoltre, il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, avrebbe assicurato alla sua controparte nepalese che si sarebbe occupato personalmente dei rimpatri dei soldati sopravvissuti e delle salme dei caduti, ma da Mosca non si è mosso nulla.
Quanto a Ganesh, dopo un mese e mezzo di detenzione è stato rimandato in Nepal. Oggi prega tutti i giorni per i suoi connazionali in un tempio di Katmandu. Quel che è certo è che la povertà ha spinto i nepalesi in un conflitto nel quale non hanno alcun interesse, combattendo e morendo per una causa che non li riguarda.